Non mi aspettavo un numero così tanto celebrativo e a sè stante, ma sarà forse per questa sua spensieratezza e lieve follia che l'ho gradito molto anche se questo genere di storie di norma non mi fa impazzire. Ringrazio il Re Rosso per avere messo a fuoco alcuni addentellati e dettagli interessanti che non avevo colto durante la lettura e che dànno tutta un'altra profondità a questo albo!
L'unica cosa che mi sembra non sia stata chiarita è perchè la data del giornale in copertina sia il 4 e non l'11 gennaio, o forse mi sono distratto, se non è una banale svista
Insomma, ci sta come breve pausa dopo la doppia storia abbastanza intensa che ha inaugurato il nuovo corso mysteriano, e la misura mi sembra molto ben riuscita. Per quanto forse non originalissimi, mi rimarranno in mente i battibecchi fra Tomi e Mistero, e la grottesca assurdità del tardigrado troppo cresciuto col suo
nonchalant assistente robotico.
E dalla prossima, si torna a fare sul serio per davvero!
Anch'io credevo in una totale libertà di lunghezza per le storie, ma già così, come ha spiegato myster jinx, è un deciso cambiamento in favore della flessibilità. Riguardo al romanzo a puntate, mi aggiungo agli scettici in partenza, perchè non mi è mai piaciuta troppo la commistione di generi e personalmente sono estremamente schizzinoso letterariamente in generale e riguardo ai romanzi di genere in particolare (motivi per cui non ho per ora letto i libri di Cappi), ma devo dire che ho trovato la prima puntata intrigante e forse è proprio questo il formato giusto. Recentemente avevo pure letto il Falco(ne) maltese dopo che le frequenti citazioni da parte di Eco nelle sue opere mi avevano incuriosito, quindi ero sul pezzo e mi sono goduto le nuove connessioni mysteriose più del solito!
Non resisto a una chiosa (-> pippozzo) di tema linguistico:
CITAZIONE (myster jinx @ 22/5/2021, 20:02)
4 Qattara o Cattara
E' corretto Qattara, ma durante il fascismo si tendeva a italianizzare le parole quindi nell'albo dell'epoca (e nelle cartine geografiche anni 40) Qattara diventava Cattara
Io porrei la questione dicendo che piuttosto che di "purismo linguistico", si tratta (ormai da svariati decenni) di una tendenza, diciamo pure moda, a usare grafie esotizzanti per nomi stranieri anche quando ciò non ha molto senso, con l'illusionecosì di di essere più "vicini" all'"originale". Il fatto è che si finisce per usare trascrizioni che non si sa davvero come pronunciare (il che, beninteso, non è una colpa...). In questo caso, per l'arabo قطارة , se vogliamo indicare la ق con
q, dovremmo indicare anche la ط con qualcosa di diverso da
t, perchè si tratta in entrambi i casi di suoni inesistenti in italiano (e credo nella quasi totalità delle lingue europee); dovremmo indicare anche la lunghezza della seconda
a. Alla fine abbiamo una trascrizione a metà che pronunciamo comunque all'italiana come "cattara", per cui viene da chiedersi se tanto varrebbe scriverla direttamente così. Non è tanto questione di italianizzazione quanto di usare una ortografia coerente con la pronuncia. Restando all'arabo, si vede per esempio spesso usata la grafia
Irak al posto di una "più corretta"
Iraq, proprio perchè nessuno fa la differenza (in italiano), e aumenta solo la confusione. E altre volte si usano trascrizioni all'inglese o alla francese senza un vero criterio.
Vabbe', mi sono sfogato, e ora torno nell'angolino ad aspettare il prossimo numero
Edited by Stormur - 4/6/2021, 22:42