Storia visionaria, impegnata, sentita, immensa, ambiziosa, audace. E' difficile trovare gli aggettivi giusti, perché per la loro stessa natura, hanno un effetto limitante e non bastano per descrivere la vastità di idee, implicazioni e riflessioni che si susseguono senza sosta.
Come le migliori storie di Rodolfo Cimino per Wat Disney, si tratta di una storia senza tempo, che punta il dito contro le peggiori storture dell'umanità, come il profitto da ottenere a ogni costo, il fanatismo e la ciecità ideologica: una denuncia sempre attuale, come sempre attuali sono quelle persone ai posti di comando che sono ignoranti della storia e per questo motivo la ripetono (non vale solo per
gli amministratori delegati, ma non si tratta sempore di psicopatici: a volte si tratta di leccapiedi messi in posizione di potere proprio per il loro ottuso servilismo, ma ci sono anche quelli invischiati in spirali di comportamenti autodistruttivi innescati dalla loro stessa stupidità e incapaci di uscirne per orgoglio).
La complessità è un elemento fondamentale di tutto l'impianto narrativo, e Castelli lo usa per mostrarci che anche se non si può spiegare tutto, si può comunque lasciarlo intuire mettendo in scena indizi ed elementi che poi danno adito a una riflessione.
Il popolo polinesiano di Konga è lo stesso popolo degli aborigeni Australiani, ed entrambi sono legati al Mondo dei Sogni. Konga ha anche legami con divinità marine ancestrali, che sembrano incarnazioni senzienti delle forze della natura: siccome il Mondo del Sogno è a sua volta una realtà ancestrale che definisce la realtà, c'è compatibilità tra questi due universi, che fanno pensare che il Popolo del Sogno di Kunanjun e di Konga sia un erede del'umanità dell'Età dell'Oro, quella estranea alla scrittura, quella in sintonia con la natura, quella capace di provare quell'empatia che manca ai politici e dirigenti aziendali di successo.
Konga è però anche erede della tecno-mistica di Mu, come dimostra la sua sintonia con le piramidi (che non vediamo mai?) costruite dalla stessa Mu per tenere a freno la minaccia dell'energia nucleare impazzita: se la radioattività è una questione scientifica, ciò che esse apparentemente rilasciano (il Kraken) è però un'entità metafisica (si tratta però di una mia assunzione dovuta alla sequenzialità degli eventi; nel fumetto non è mai detto); ciò implica che nell'Impero di Mu, oltre ai guerrafondai e agli industriali che hanno letteralmente devastato il mondo per le loro mire da rapaci psicopatici, c'erano anche fazioni consapevoli dei danni di un simile comportamento e capaci di collaborare con gli eredi dell'Età dell'Oro (che quindi, confermando la complessità già citata, coesistevano con la società "moderna" e tecnologica di Mu) per costruire meccanismi di difesa di notevole complessità e numerose sfacettature (la tecnologia è infatti alleata del misticismo e di spiriti naturali divini).
Questa che la storia ci ha offerto è la famosa punta dell'iceberg del'effettiva comlessità (mi ripeto) di un mondo perduto da diecimila anni che, volendo, avrebbe ancora oggi moltissimo da offrire, se affidato a scrittori che non siano guidati dalla volontà di semplificare, spiegare tutto, etichettare e circoscrivere, ma bensì osino accettare la sfida di esplorare questa complessità e svelare altre parti di questo vasto arazzo.
Edited by IlReRosso - 13/10/2022, 16:27