CITAZIONE (Emti Asre @ 12/8/2022, 12:51)
Anche gli atlantidei sapevano che l'aria era rarefatta, altrimenti uscivano subito dall'altronave non ci sarebbero rimasti dentro per un pò di tempo. Almeno andando a memoria.
L'ho riletto per Get A Life.
Nella storia di Prosperi, abbiamo un racconto fatto da uno yeti, diecimila anni dopo, e per di più contraddittorio. Prima spiega che all'esterno dell'astronave le condizioni sono avverse, ma che gli Atlantidei uscirono per cercare di assuefarsi a esse, e molti morirono per mancanza di cibo e acqua. Ma non per l'aria. Quindi la prima fase è coerente: l'atmosfera è rarefatta ma non tanto da uccidere, infatti è possibile adattarsi. In seguito, Prosperi cambia idea e lo Yeti afferma che gli Atlantidei gettati fuori dall'astronave dopo lo scontro con gli Yeti morirono per l'atmosfera: ciò è chiaramente un errore, altrimenti nessuno dei precedenti Atlantidei sarebbe scampato per diventare Yeti. Non esiste che prima si respirasse abbastanza da adattarsi col tempo, e poi invece si crepasse all'istante.
E infatti questo è un racconto soggettivo, oggetto dell'inevitabile deterioramento delle informazioni, nonché dello stato mentale del morente Yeti che lo inanella.
"Cronache marziane" invece ci racconta le cose in presa diretta e oggettiva: l'atmosfera non è tale da uccidere, se non fosse sulla lunghissima distanza, proprio come nelle premesse delle storia di Prosperi.
L'idiozia dei muviani rimane, ovviamente, ma qui siamo nell'ambito dell'analisi psicologica: questa gente, rimasta isolata su Marte per anni, e soggetta a uno stress enorme, è letteralmente impazzita; si è sognata una cospirazione per i motivi descritti, e bel suo delirio è giunta a considerare menzogne tutti quei fatti scientifici che li costringevano a restare nella base. E quando sono fuggiti, erano tutto tranne che lucidi. Ma neanche loro sono morti, confermando che l'atmosfera rarefatta non era tale da uccidere sulla breve distanza.