In difetto di noi commentatori, e di qualche critico di professione, e' quello di sentirsi piu' sicuri nel notare i difetti che nel manifestare i propri parerei positivi. E allora, spesso, ci si influenza da soli, mutilando i propri momentanei entusiasmi, con la paura di mostrare uno spirito critico appannato o, peggio, un animo facile da accontentare. Io, questa volta, provo a non cadere nel tranello!
Il Martin degli ultimi mesi sembra voler trascinare i suoi primi (… vecchi… e sdentati!) aficionados su delle montagne russe narrative, alternando ottime storie che lasciano spazio a sogni di rinascimento ‘mysteriano’ a risultati mediocri (ahimè, il mio giudizio su Green Man non cambia nemmeno dopo due mesi di stagionatura). Letta tutta di un fiato, sprofondando in poltrona in una uggiosa serata di aprile, ‘Le 10 tribù’ sembra appartenere decisamente al primo gruppo: che suspense!
Avevo chiuso il mio commento alla storia precedente molto deluso, notando una involuzione rispetto a due storie che avevo ben accolto, augurandomi si trattasse di un errore di percorso nel lungo processo di recupero del personaggio (forse più libero di essere sé stesso e meno costretto ad inseguire la contemporaneità stilistica grazie alla parallela – e a parere di un vecchissimo lettore, incommentabile – uscita delle storie sul giovane Martin).
‘Le 10 tribù’ a questa rinascita, da tutti noi auspicata, sembra voler farci credere prepotentemente. E questo è ossigeno per il BVZM! Il ritorno di un elemento cult della serie, un mistero storico-religioso estremamente interessante e ben descritto come la prima ed antica diaspora delle tribu’ ebraiche, l’affascinante immagine dei rapporti tra quest’ultime ed il paese del Sol Levante, si intrecciano con l’avventura dei giorni nostri in maniera molto intelligente. Il risultato è una lettura emozionante, piena di pathos, con scene a tratti magistrali (una tra tutte, la sequenza dalla comparsa della previsione della morte di Diana alla scena della morte di Kasaki è un gioiello di tensione) ed una storia che insegna ed incuriosisce a vari livelli: dall’internamento degli immigrati nipponici durante la guerra, al mystero del prisma Taylor. Insomma la contaminazione tra storia e cultura ed avventura che ha fatto grande il BVZM che conoscevamo (nonché’ il citato Indy Jones!).
Non manca qualche elemento di debolezza (condivido la caratterizzazione leggermente carente del Kasaki e ho sofferto le sequenze aliene) che ci rende ancora lontani dall’epoca d’oro ed il tratto non è di quelli che mi entusiasmano. Ma se davvero Martin voleva dimostrare di aver ancora tanto da regalarci, di poterci ancora stimolare a fare ricerche storiche, di poter ancora farci immaginare avventure ai quattro angoli del globo e, soprattutto, di poterci far sussultare in attesa di un finale … Direi che questa è decisamente la strada giusta!
Sperando in un progressivo ritorno ai vecchi fasti,
Un saluto a tutti!