Aldous, farò una premessa importante: questa sarà l'ultima volta che discuto con te di questo genere di argomenti. E per una ragione ben precisa: tanto è inutile.
Chiarito questo...
"Fin dai tempi più remoti" è un normale incipit per una fiaba, un po' come "Tanto, tanto tempo fa" o "C'era una volta" (e Alina sta leggendo un libro di fiabe). Colloca la fiaba in quel periodo indistinto tra "L'Età del Mito" e la presa di coscienza di una tribù/popolo/cultura delle proprie origini storiche.
Se non fosse così, tutte le volte che nell'universo mysteriano una mamma legge una fiaba a suo figlio si ritroverebbero tutte due sparati in ere Lovecraftiane...
Per quanto riguarda il resto, perdonami la schiettezza ma io a volte mi chiedo se tu di Martin Mystère legga gli albi o la continuity, visto quante cose INCREDIBILMENTE OVVIE E NORMALI ti sfuggono regolarmente.
Ti farò solo due esempi:
Perché Martin dovrebbe apertamente parlare di Faerie nella sua conferenza iniziale? Il 90% degli astanti resterebbe allibito, il 10% gli crederebbe, e forse riuscirebbe addirittura a trovare Faerie - venendo sterminato: Viviana ha detto chiaramente che Faerie è un posto molto pericoloso per i mortali, Martin incluso. E non è escluso che qualche UiN, in incognito ma ovviamente interessato a una conferenza del BVZM non ne tragga qualche indizio pericoloso. Se mai, mentre parla di folletti e esseri incantati, Martin può sorridere dentro di sé. Il punto di quella conferenza nell'economia della storia è ben altro: sottolineare come le foreste rappresentino vita, morte, incontro con esseri sovrannaturali, scomparsa e trasmutazione, e la ricerca del "sentiero giusto" (ma guarda un po': il collegamento con Faerie che hai cercato così tanto da fartelo sfuggire) - temi, questi sì, che poi verranno sviluppati nel dipanarsi del racconto.
Per quanto riguarda il discorso sugli alchimisti, forse ti è altresì sfuggito che Martin, in quella scena,
sta riassumendo la tesi di Clarisse. A Martin non interessano le proprie conoscenze: nella crisi che sta affrontando gli interessa
cosa sapeva Clarisse (o cosa Clarisse credeva di sapere), perché solo ciò può aiutarlo a capire
cosa Clarisse ha fatto. Nel momento in cui capisci questo comprendi anche come, in una tesi di dottorato, non puoi parlare di Alchimia e Montpellier senza citare Arnaud e Lullo. Partire dal fatto che D'Amberle "compare" in una città famosa per come la materia veniva studiata in modo fertile e intelligente, e che ha prodotto altre figure famose, è il minimo per dare contesto all'oggetto dei tuoi studi. Noi leggiamo un testo di Clarisse, non di Martin.
Ma, a prescindere da tutto, se seguissimo il tuo incredibilmente sbagliato ragionamento "Mette questo elemento già apparso in un altro albo ----> deve ASSOLUTAMENTE spiegare perché le due cose sono INDISCUTIBILMENTE collegate" ci troveremmo di fronte a paradossi surreali. Da mamme che si ritrovano nell'ultraspazio, a Martin entra in una libreria specializzata in esoterismo e comincia a sfogliare libri su UFO, Atlantide, Faeire ecc... perché sta studiano le opere di un particolare gruppo di autori. A dare retta alla tua teoria, allora in quell'albo dovremmo anche mettere l'intero scibile di Martin Mystère apparso in TUTTO E TUTTISSIMO E PERFINO OLTRE.
Poi non capisco perché dovresti avere paura di dare una tua interpretazione a un racconto o a un film. Sono le nostre interpretazioni che ci arricchiscono nel nostro cammino personale. Cosa diresti, altrimenti, di film come "2001: Odissea nello Spazio"? Io ho una mia teoria su perché HAL 9000 impazzisce: non impazzisce affatto. Quando scopre il vero scopo della missione verso Giove cerca di essere lui a "vincere la gara" e a presentarsi agli alieni come forma di intelligenza più evoluta proveniente dalla Terra. Questa è la mia idea: ne ho lette milioni di diverse (inclusa quella di Arthur Clarke, che pure è l’autore del romanzo). Non per questo ritengo sia sbagliata - ma, al tempo stesso, non penso che altre interpretazioni siano stupide.
In "Blade Runner" Deckart è un replicante o no? Perfino Ridley Scott e Harrison Ford hanno idee opposte al riguardo!
In sostanza, il tuo approccio critico manca sempre della prima regola d'oro, enunciata, tra gli altri, proprio da Stanley Kubrick: prima di "interpretare" occorre capire non solo
che cosa qualcuno ha messo nella propria opera, ma anche
perché (vale anche per l'opera di un vetraio: “Ma questo chiodo lo ha messo nel posto sbagliato!" - lo togli e viene giù l'intera parete...) Fatto questo, sei poi liberissimo di dare la tua interpretazione, o dire che il lavoro fa schifo. Ma non puoi pretendere che qualcuno scriva PER TE quello che VUOI TU in base alle TUE interpretazioni, come se fosse uno strumento: sarebbe solo un'offesa verso tutti gli altri lettori.
Infine, per concludere, la
prima caratteristica di Martin Mystère, fin dal primo numero, non è affatto la continuity, ma il trovare cose interessanti che, se pure elaborate in un racconto, possano interessare anche il lettore. A questo punto il lettore stesso può accontentarsi di quello che ha trovato nell'albo oppure scegliere di approfondirne gli elementi (il concetto di "Ombra", che così tante volte ricorre nel racconto, è tra le chiavi della psicologia junghiana; chi vorrà fare qualche ricerca in più vedrà come tale concetto è stato espresso simbolicamente nella vicenda di Clarisse. Non è necessario, ma il punto è dare al lettore l'ispirazione a guardare "oltre" l'albo. Se Martin Mystère finisse con lo spiegare solo sé stesso, allora la collana farebbe la stessa fine di Clarisse: uno sterile e claustrofobico albero completamente rinchiuso in sé stesso senza più alcuna speranza di continuare a crescere e svilupparsi.
@Orloff: stai tranquillo, non sono offeso dall'interpretazione che ho dato "io" a FdP
. No. Se mai sono già in preda al TERRORE PIU' PURO pensando che la storia che sto scrivendo (in questo esatto momento, tra l'altro) si svolge a Faerie e sarà in continuity. Eccome!
Saluti!
Vince
Edited by Vincenzo Beretta - 29/9/2015, 15:03