CITAZIONE
Gille De Reis,la vera storia di Barbablu
Agosto 22, 2008 di paultemplar
C’è un nome che viene spesso accostato a quello di Elizabeth Bathory, la contessa divenuta storicamente e anche tristemente famosa con il soprannome di Contessa Dracula; è quello di Gilles De Rais, eroe e gran Maresciallo di Francia, in secolo, il XV, caratterizzato come nessun altro dagli eccessi i tutti i campi. Un secolo vivo, controverso, in cui si agitano personaggi che scriveranno sotto varie forme la storia dell’uomo, un secolo che potremmo definire come quello dei santi, dei navigatori, dei poeti, degli artisti in tutto lo scibile umano. Ma anche il secolo di personaggi come De Rais, uomini con un coraggio leonino, ma crudeli e amorali, privi di quella umanità che divide in maniera netta l’uomo dalle belve.
De rais ha una storia personale assolutamente straordinaria e caratterizzata dagli eccessi; era coraggioso al limite della temerarietà, intelligente e versatile, ma anche crudele, come testimonia la sua storia percorsa da una striscia di sangue e di delitti abominevoli, che lo hanno reso famoso quanto un moderno serial killer, definizione nata nel secolo scorso per indicare gli autori di efferati delitti senza motivazione apparente.
Stemma nobiliare di De Rais
Gilles nacque nel 1404, a Machecoul, piccolo centro che oggi fa parte del dipartimento della Lora Atlantica, nella regione della Loira; era figlio della buona nobiltà francese, quella di provincia, la più ricca e influente.
Era figlio di due nobili, Guy de Laval-Montmorency e Marie de Machecoul-Craon,sposati in base ad una delle tante e complicate storie di alleanze strette tra nobili per mantenere o accrescere le ricchezze di famiglia, per estendere i domini e aumentare il prestigio all’interno della classe nobile.
Era un bambino intelligente, di quella intelligenza nutrita a forza con la lettura, lo studio e l’abitudine tipica della classe nobiliare consistente nell’abituare sin da piccoli i giovani rampolli all’arte militare e alla disciplina, e che si materializzava in duri ed estenuanti esercizi a cavallo, comprendenti l’uso delle armi e delle tecniche per uccidere l’avversario sul campo di battaglia.
Gilles crebbe quindi con il culto delle rami, della violenza come espressione massima del dominio e dell’affermazione della personalità; e il quotidiano insegnamento dei classici latini,con spiccata predilezione per i libri di Giulio Cesare, che raccontavano la vita dell’imperatore romano, delle sue gesta in Gallia o sui tanti campi di battaglia che l’imperatore stesso calcò, creò certamente nel ragazzo quella forma mentis che in seguito diverranno fatali pèr la sua esistenza e per molti di coloro che per sventura finirono per attraversargli la strada.
Nel 1415 la vita del piccolo Gilles cambiò all’improvviso e in maniera radicale, in seguito alla morte avvenuta in rapida successione della madre Marie conseguente ad una malattia fulminante, seguita poco tempo dopo da quella del padre, Guy, avvenuta per un fortuito incidente di caccia al cinghiale.
Il sigillo di De Rais
Privo di punti di riferimento in famiglia, il giovane Gilles venne affidato alla custodia di Jean de Craon, padre della sfortunata Marie De Machecoul; il nonno aveva fama di uomo crudele ed inflessibile, e sicuramente la vita del giovane, al fianco di un uomo tanto duro quanto spietato finì per scolpire un carattere e una personalità che sfoceranno nel futuro nella drammatica sequenza di crudeltà che Gilles praticò soprattutto nei riguardi di giovani e bambini. Se la storia di Gilles fosse avvenuta in un arco temporale diverso, oggi i moderni studiosi della scienza criminale probabilmente troverebbero nelle vicende infantili di Gilles e nel suo rapporto con il nonno,successivo alla morte dei genitori, il nucleo fondante della sua personalità distorta e criminale.
Personalità che ebbe modo di mettere in mostra, anche se nel eccezione più negativa del termine, all’indomani della contesa che vide contrapposti i Penthiévre, nobili legati ai Valois e i Monfort di Bretagna. Contesa nella quale il nonno Jean, schierato dalla parte dei Monfort, i vincenti, utilizzò il giovane nipote per dargli modo di affinare le sue capacità, pur altro notevoli, sul campo di battaglia.
Al ragazzo fu possibile assistere all’agonia dei condannati a morte, e dalle quali trasse poi quel sottile e per noi inspiegabile piacere che furono la molla scatenante della sua patologia criminale.
Il nonno, sempre più influente e potente, decise che era il momento di trovare moglie al nipote e cercò tra la nobiltà più influente la dama da far impalmare al giovane; le caratteristiche della dama dovevano essere ovviamente ben precise.
La donna doveva essere nobile,possibilmente molto ricca e accrescere, in qualche modo, il prestigio della famiglia.
Per uno di quei casi strani e insondabili della storia, non fu la ricca Jeanne de Peynol, ricca e bella ereditiera o Beatrice de Rohan, nipote dell’influente duca di Bretagna a diventare la consorte di Gilles.
Gli atti del processo
Fu scelta invece Catherine de Thouars, ricchissima figlia di uno zio di Gilles; la donna era proprietaria di castelli e terre, e nonostante la ferma opposizione del vescovo di Angers, grazie anche alla corruzione e ai torbidi intrallazzi del nonno, Gilles impalmò quelle che era sua cugina, diventando di fatto proprietario di ricchezze sterminate.
Va detto che ovviamente essendo un matrimonio basato solo ed esclusivamente sull’interesse, non ci fu mai una vera unione fra i coniugi, nonostante la nascita, avvenuta anni più avanti, di una figlia, Marie, della quale ignoriamo tutto, così come ignoriamo dettagli sulla sorte o la figura storica di Catherine.
Nel 1424 Gilles entrò in possesso dell’eredità paterna e materna; era una fortuna considerevole che, unita ai beni della moglie, dava modo al diciannovenne giovane di disporre a suo piacimento di molto denaro. La cosa si tramutò ben presto in una forma ossessiva, che oggi definiremmo compulsava, di sperpero di denaro in attività tra le più disparate. Iniziò a vivere come una sibarita, circondandosi di oggetti costosi o vivendo nel lusso più sfrenato. Un anno dopo arriva la possibilità di entrare alla corte del Delfino di Francia, in un momento politico molto particolare. La sua nazione soffriva sotto il giogo inglese, e la corte ribolliva di tensioni legate alla situazione politica. Il temperamento focoso e battagliero di Gilles, tuttavia,mal si sposava con le mollezze della corte francese, fatta di piaggerie e di morbidi vizi, di pettegolezzi e piaggeria; Gilles non si adattò affatto all’andazzo corrente, e ben presto si fece un mucchio di nemici tra i cortigiani del Delfino.
Il castello avito di Champtoce
La vita della corte e di Gilles cambiarono radicalmente con l’arrivo della giovane Giovanna d’Arco; il fervore mistico della giovane portò, come la storia insegna, al primo serio tentativo francese di liberare la nazione dagli inglesi. E fu durante la battaglia di Orleans che De Rais conobbe la pulzella d’Orleans, che divenne ben presto una figura molto importante per il giovane. La donna lo attraeva, perché combatteva come un uomo, riusciva ad avere carisma e influenza sulle truppe, in battaglia era sempre alla testa dell’esercito, vestiva come un uomo e non si adagiava nel lusso o nelle mollezze tipiche della corte.
La guerra al fianco della pulzella forgiò definitivamente il carattere di Gilles, che sotto la guida di Giovanna mise in mostra non comuni doti di coraggio e di valore, tanto che nel 1429 approfittando della tregua tra francesi e inglesi, il futuro re di Francia lo nominò Maresciallo; De rais aveva appena 25 anni, ed era il più giovane ad aver mai ricoperto quell’incarico.
Fu il punto massimo della sua potenza, che venne agevolata, due anni dopo, dalla scomparsa del vecchio e terribile Jean De Craon; la morte di quest’ultimo lo lasciava erede di una fortuna colossale che, unita alla già consistente fortuna personale, lo rendeva l’uomo più ricco di Francia, uno dei più ricchi dell’epoca sull’intero continente europeo.
Da questo momento la vita di Gilles cambiò radicalmente, creando ed alimentando la sua fama sinistra, quasi che l’immensa ricchezza e l’immenso potere raggiunti avessero scatenato in lui qualcosa di sconosciuto o quantomeno sepolto negli abissi della coscienza. E’ la fase che ha creato la leggenda di Barbalu, come qualcuno lo identificò in seguito, la leggenda di u uomo sinistro e crudele, legata purtroppo ad una realtà che la storia ci ha ben documentato.
Iniziò a vivere nel lusso più sfrenato, acquistando oggetti e mangiando in piatti d’oro,dilapidando somme enormi al gioco o per mantenere un piccolo esercito personale, simbolo di potenza e di arrivo ad una condizione seconda solo al re di Francia.
, con informazioni a bizzeffe sul sinistro personaggio in questione.