| Approfitto del commento all'albo per scrivere un post che più o meno rimugino da mesi e che racchiude sensazioni che si sono ripetute quasi uguali alla lettura di ogni storia mysteriana degli ultimi... direi due anni.
La storia in sè, una volta che si riesce a convivere con gli orribili sfondi di Gradin, è bella, quasi molto bella. E' scritta bene, c'è ritmo, azione, coerenza, la giusta dose di mystero, l'attualità, ci sono tutti i comprimari principali, che sono bene usati, gli Uomini in Nero tornano ad essere quelli degli anni 80 e così via...
E' una bella storia, il "quasi 8 che diventa 7" di Semtex mi sembra ben assegnato, ma manca qualcosa dietro.
Oserei dire che manca un cuore dietro alle storie, forse sono io che non riesco a percepirlo, certo, forse mi faccio prendere da altro, forse ho la testa altrove (no, purtroppo non Altrove) e così via, ma manca il coinvolgimento, manca la convinzione che Martin Mystere sia più di un fumetto. Insomma, questo professore biondo fa parte della mia vita da... diamine 17 anni (era il 1995), per un po' l'ho seguito a distanza, certo, ma era lì, mi insegnava contemporaneamente a sognare e a ragionare, cioè mi ha incoraggiato a pensare sempre con la mia testa, a non seguire le mode, a non fermarmi alla prima impressione, a credere che tutto potrebbe essere vero, ma anche falso, che ci sono più cose in cielo e in terra di quanto qualsiasi filosofia possa immaginare, ma che comunque è sempre necessario scoprirne una in più; che l'uomo è un grande miracolo, perchè nonostante sia capace di distruggere ogni cosa in un batter d'occhio è pure capace delle cose più belle e inaspettate, perchè è libero. Si, certo, Martin non era solo, ma era lì e forse era il più convincente di tutti.
Ho iniziato a leggere questo fumetto con Xanadu, e sono rimasto incollato davanti alla storia di due uomini che si trovavano di fronte al bene e al male dell'Universo intero, senza poter capire nessuno dei due, ho visto la morte di una civiltà con gli Uomini in Nero, ho conosciuto la meraviglia della Città degli Angeli, e il Male del Vril, poi sono tornato indietro e ho visto vampiri millenari e tristi, bambini onniscienti, ho visto Sergej Orloff essere un uomo come pochi altri e Diana camminare sul filo dell'Inferno, ho riso come un pazzo con Angie e con lo zio Paul e tante tante altre cose. Facile ricordare solo il meglio? Forse, ma non è quello il punto. Comunque, anche nelle peggiori schifezze (tipo i cavalieri di San Romano) c'era comunque l'idea che la prossima sarebbe stata meglio, o almeno quella dopo, perchè i personaggi erano vivi.
Qui non è un problema che le storie sono brutte, quasi nessuna di loro lo è, ma appunto sono solo quello: storie. Fra due mesi ne uscirà un'altra, due mesi fa ne è uscita una precedente, ma potrebbero essere passati due anni, come due settimane. Vedo quasi un'agonia delle idee o della serie, nel 2007 ci sono state promesse dieci storie che avrebbero ripreso vecchi temi, non è uscita nemmeno una, sono passati cinque anni, Beretta aveva ripreso a scrivere almeno tre anni fa è scomparso di nuovo, un gigante è disperso nel computer di Caluri o di Recagno da anni, escono sempre meno storie e sono sempre più storie normali, come appunto questa di Mignacco, mentre la bimestralità dovrebbe permettere di fare uscire più storie speciali, storie in cui si avverte il respiro di un universo narrativo sempre più vivo, sempre complesso, e affascinante, non mi posso permettere di avere 9 dico 9 storie di Martin Mystere (compreso un Storie d'Altrove) in un anno e di trovarmi Gradin che fa gli sfondi al computer, non posso trovarmi la storia del 30nnale che probabilmente ricicla qualche sceneggiatura di 35 anni fa per Doc Robinson, non posso trovarmi a dire ogni anno da 3 a questa parte che l'uscita più bella dell'anno è l'allegato allo speciale. Datemi 2 o 3 grandi storie in un anno e io dirò che questa di Mignacco è una signora storia, perchè la serie è viva, se no mi trovo a dire che "si, è una bella storia, ma..." e dopo il ma tornate a leggere il post dall'inizio.
Scusate la lungaggine e il parziale OT, ma o scrivevo qui ed ora, o mi ammutolivo del tutto
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