La copertina lasciava presagire bene, ma il contenuto si è rilevato superiore ad ogni aspettativa. Sembra un racconto del BVZM dei tempi d’oro, dove la storia reale tramutata in leggenda viene oggi riscoperta e rivelata nella sua purezza originale, con le ingerenti civiltà perdute che assumono un ruolo da protagonista. Dopo il gioiellino su Raffaello, questo capitolo dedicato a Michelangelo rilancia quei MYSTERI ITALIANI che, complice i recenti servizi di Alberto Angela del Sabato sera sulle meraviglie del Belpaese, hanno alimentato in me il desiderio di scavare nei mysteri del passato di casa nostra. E pensare che solo un mese fa supplicavo di intraprendere questa strada (e giuro che non conoscevo l’anteprima del mese successivo). Spero in una trilogia con l’inserimento del Tintoretto, con la messa a fuoco su quel suo enigmatico quadro farcito di elementi incoerenti, fra cui un mysterioso scrigno e un inquietante calice (ma tu guarda!...).
Tornando a questo numero, promuovo in pieno il soggetto, che ci ha fatto conoscere un Michelangelo davvero tormentato, personaggio orgoglioso, “selvatico”, spirito libero e ribelle, mostrando uno spaccato della sua vita che ci rivela la sua appartenenza ai MIB. Una scelta, la sua, puramente anticonformista, irriverente e incosciente, visto che il soggetto è quanto di più lontano esista circa il rispetto delle regole e la fedeltà ad un ideale.
Quando ho capito che la vicenda atlantidea andava a contaminare i fondamenti della religione cristiana non stavo più nella pelle, perché si andava a toccare i miei temi (in chiave mysteriana) preferiti. Temevo però una incoerenza nella continuity, perché ricordavo un episodio della guerra del golfo, e il mystero dell’EDEN perduto già toccato in passato. Fortunatamente avevo dimenticato che il primo (capolavoro) trattavasi di un “what if”, collocando di diritto questa ultima, stupenda versione nella continuity della storia reale dell’umanità.
Altra cosa. Quando il MIB acquisisce la conoscenza assoluta fa rivelazioni particolari e inquietanti, che non riguardano solo gli insoluti e generici misteri dell’universo, ma che sembrano strizzare l’occhio al lettore mysteriano, in quanto riciclano temi a noi cari. Insomma, credo che comincerò a rileggermi le storie che riguardano Cagliostro, perché penso che la faccenda subirà un upgrade a breve. Allo stesso tempo, penso che il mystero sull’antimateria conservato dai Neanderthal non sia il solo, e prevedo un prossimo ritorno nella Città delle Ombre Diafane. Esaustiva e perfetta la pagina finale, che alza definitivamente il sipario sull’albero della conoscenza, sul fine per cui era stato creato e sul mystero dell’eden perduto.
“Le Centre”….Ricordo da magic patrol la sede inglese benissimo, ma questa, pur rammentando vagamente il nome, l’ho quasi rimossa. Forse da SDA con Olimpia?....Indagherò!
Per ultimo….Qualsiasi cosa verrà fatta alla fine del romanzo, NON TAGLIATE ZIO BORIS, perché quella pagina, nata timidamente e un po’ anacronistica, oggi ha raggiunto uno spessore di comicità che sale al livello delle strisce degli Origone.
Do 8, pur essendo una storia da 7. Perché ha toccato tutte le corde del mio interesse. Teniamoci sto Matteuzzi. Buona anche la Da Sacco (ma è quella di Jonathan Steele?).
CITAZIONE (Aldous @ 13/3/2022, 09:09)
L'albero della conoscenza di cui si parla qui, ha qualcosa a che fare con L'albero della vita del gigante n.5?
Secondo voi sarei matto a Sperare che fosse il medesimo? Oppure sarebbe... Matteuzzi?
Altro tomo da rileggere a breve