| Sono riuscito a recuperare solo la seconda parte di questa storia, nell'albo 67, e l'ho letta da poco. Posso dire, anche limitandomi solo a mezza storia, che questa è una delle prove lampanti di cosa sarebbe potuto essere Martin Mystère se solo Castelli avesse avuto più coraggio, meno scadenze e soprattutto un altro editore. Sono presenti, infatti, i classici pregi e i classici difetti della serie. La storia ha dei temi e una trama eccellente, una costruzione fattuale stringente e funzionalissima, sviluppa in modo eccezionale la trama orizzontale, e concettualmente è molto interessante, sia per i temi che tratta sia per come se ne occupa. I problemi allora quali sono? Sempre gli stessi. Partiamo dai più venali: la sceneggiatura, e in particolare i dialoghi, sono scritti in grande velocità e con poca accuratezza, evidentemente era una storia che, per quanto importante, doveva riempire un passaggio tra due altre storie già programmate. I tempi sono sbagliati, i dialoghi sono scontati e talvolta banali, le soluzioni grafiche poi sono inesistenti: un susseguirsi monotono e fastidioso di quadrettoni più o meno larghi. Un problema grave, invece, è il disegno: questo Cesar ha fatto un lavoro mostruoso. Al di là delle inquadrature tutte uguali, delle somiglianze somatiche, della povertà dei fondali, il disegno è corrivo, spesso sbagliato e soprattutto illeggibile! Non so come si potessero pubblicare cose del genere. No, perdonatemi, lo so: se passa roba come quella di Torti, va bene tutto. Ma il problema più grave è la narrazione, che in questa storia praticamente non esiste. In questa storia si è rinunciato ad adoperare il mezzo fumetto, per narrare in modo efficace e interessante una storia, e si è costruito non uno spiegone, ma addirittura un'epitome illustrata che manco i più pedestri copisti di Fozio hanno mai concepito, con una continua disattenzione verso i momenti climatici, didascalie piene di digressioni fastidiose, inseguimenti narrati vignetta per vignetta, colpi di scena già telefonati che vengono spiattellati con una spiegazione che occupa una vignetta (vedi la reincarnazione). Questa storia è in sostanza un enorme spiegone narrativo inserito in un indigesto spiegone storico, che è a sua volta inserito in un terribile spiegone incipitario. A volerla narrare davvero, non solo questa storia sarebbe stata bellissima, ma avrebbe potuto occupare venti albi. Poi non mi venite a dire che le idee per scrivere storie interessanti mancano! Se vengono usate così male, è un problema diverso che non coinvolge la supposta banalità del mondo.
A proposito, una domanda seria: il seguito di questa storia, qual è? Perché mi sembra di capire che non sia collegata coi fatti del Segreto di S. Nicola...
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