Agarthi - Il Forum di Martin Mystère


Dalle viscere dell'ipercubo
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Dalle viscere dell'ipercubo, Martin Mystère n. 408

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SEMTEX
view post Posted on 11/2/2024, 16:45 by: SEMTEX
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Vecchio Saggio

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La "BASSA" Reggiana

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Non si finisce mai d'imparare con ‘sto fumetto, perché neanche di sfuggita avevo sentito di una villa ancora più bizzarra di quella di Michael Jackson, costruita da una fragile e superstiziosa vedova che - come successe alla famiglia Lee - temeva di avere uno Shinigami alle costole pronto a presentarle il conto.
L’ho trovato interessante lo spunto, al punto che non ricordo da quanto tempo non leggevo Fantasmagoria per l’approfondimento, oltre a qualche ricerca su internet per saperne di più.
Agire costantemente perché braccata dalla morte. Un destino e una corsa contro il tempo simile a quello che accadde a Martin, quando nei primi numeri doveva cambiare posto regolarmente perché inseguito da un mostro invisibile che lo braccava.
L’inserimento del “tessaract” nel contesto l’ho trovato riuscito e non ho visto sbavature. Avevo notato anch’io che la casa non aveva macerie ma, chissà perché, l’avevo visto come un errore del disegnatore e non lo avevo collegato subito alla dislocazione dimensionale di quella relativa fetta di spazio. Strano che però Martin abbia introdotto timidamente l’argomento, omaggiando si l’avventura con Escher ma non quella su Lovecraft del numero storico. Mi è sembrato un po’ stranito sull’argomento, anche se forse è meglio così, perché odio le iper-citazioni che schiacciano la storia su successi del passato. Per il resto tutto lineare: perfetta la ricostruzione della geometria non euclidea vista con la percezione dei nostri sensi, il cambio repentino di gravità, i tunnel claustrofobici, ecc. Perfetto anche il villain alla ricerca dell’immortalità a ogni prezzo: ora precipiterà nel vuoto cosmico fino alla fine dei tempi (pensabile destino peggiore?)
Una storia che, in tema di continuity, ci offre un’altra chiave di lettura del post-morte: o forse è uno degli step che seguono il primo legato al buco nero al centro della galassia.

Proprio triste la prefazione del Sommo, che sapeva veramente di testamento verso i propri lettori. Ma che dignità e coraggio nel scriverlo quasi fosse routine…
 
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