| Prima di commentare l'albo, mi si impone una amara riflessione stimolatami dai commenti e le recensioni che mi hanno preceduto. Di storia in storia, infatti, mi accorgo che il numero di lettori che guardano a Martin come a "un passatempo", preparandosi di fatto alla lettura piacevole ma senza pretese di una storiella di appendice, aumenta sempre più. Cari amici, se il nostro eroe, negli ultimi anni, non ha mancato, in molte occasioni, di deluderci, turbarci e lasciarci spaesati, non facciamo altrettanto rassegnandoci a livellare le nostre aspettative verso il basso! Altrimenti, staremmo avallando, in qualche modo, l'appiattimento di una serie che, invece, ci ha fatto appassionare per i contenuti, la puntualità, l'avventura, i disegni, l'ironia! Certo un fumetto è un passatempo, come un libro, un film e chi più ne ha, più ne metta: ma chi di noi vuol davvero passare il tempo leggendo storie mediocri che nulla o quasi hanno da trasmettere? Passare il tempo è una cosa, rassegnarsi a gettarlo via un'altra.
Essendo un Buon Vecchio Zio a mia volta, non mi rassegno all'idea che Martin sia quello di Green Man e da amatore appassionato, ma esigente dico che:
- I disegni di Romanini, a tratti caricaturali nei primi piani, mi hanno vagamente ricordato Alan Ford ed il gruppo T.N.T. In generale, un tratto che non amo ma questo, si sa, lascia il tempo che trova essendo una sensazione del tutto personale.
- Il tema ambientale, messo così, pur cruciale per tutti noi, mi sembra di una banalità che non rende merito alla serietà della tragedia che si consuma ai danni del nostro pianeta
- Mi accodo a quanti prima di me sono rimasti sconcertati dall'atteggiamento intimidatorio dei nostri che si lasciano alle spalle morti lasciati per strada, razzie di reperti archeologici, criminali risentiti non assicurati alla giustizia, disboscatori impuniti e per non dilungarmi dirò ecc. ecc. ecc. ecc.
- Concordo anche con le perplessità circa il senso di una storia senza mystero e senza suspense
Poi, le note dolenti (!):
- In accordo con la mia riflessione iniziale, mi infastidisce vedere il nostro Martin lasciato all'approssimazione: rubrica sempre meno interessante, incongruenze nel soggetto, sviste e refusi grammaticali, Atlantide panacea di tutti i non-mysteri. Direi che l’abbraccio di fondo pagina 71 (asimmetrico, per usare un eufemismo), sia la sintesi perfetta della trascuratezza che percepisco.
- Chiudo con la cosa che, più delle altre, mi ha lasciato di stucco: Martin che guida da casa sua una Diana in missione, con una serie di aggeggi; che armeggia col suo smartphone; che nel momento di massima tensione, pensa bene di tirar fuori il tablet per mostrare dei dipinti (ossimoro massimo, a mio avviso)… Mi sa tanto di resa incondizionata. A breve si potrà fare spazio al 3 di Washington Mews: arrivano i libri virtuali. Quello di questa storia non è il mio Martin…
Albo che ritengo, mio malgrado, assolutamente inadeguato uno dei peggiori dei tempi recenti. Nel respiro di una collana, capita l’episodio meno fortunato: se l’approssimazione indigna, la storia sbagliata va’ pero' perdonata. Confidiamo in un passo falso e nel ritorno al solco tracciato da “Il Grande Gioco”.
Ciao a tutti!
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