CITAZIONE (Nevio @ 14/12/2016, 12:45)
Ai tempi di Alessandro questa fascinazione poteva funzionare perché il potere politico deteneva il controllo delle risorse economiche; ma oggi questo potere economico lo detiene la finanza, che obbliga il potere politico ad amministrare secondo il proprio volere, e usa mezzi molto più persuasivi e pervasivi, quali i media. Si veda un'altra bella storia di Castelli in proposito: "Il teatro della memoria"...
Sul fatto che la finanza, anche in tempi antichi, non avesse un simile potere ci sarebbe da discutere... anche se certamente la situazione odierna è molto più esasperata, almeno in Occidente.
COPERTINA: 7 - Vega, giuro che ho capito la battuta in ritardo, ma ha colpito lo stesso
TITOLO: 8 - Allude a vicende che in effetti hanno un'influenza, anche se magari indiretta, sulla storia
SOGGETTO: 7,5
SCENEGGIATURA: 8
DISEGNI: 7
COMPONENTE MYSTERIOSA: 4 - Purtroppo, l'unica cosa che latita in questa storia
RUBRICA: 6
EXTRA: sv
Totale: Sufficiente giusto giusto.
Riecheggiano le atmosfere dell'Oro di Re Mida: quegli ampi spazi, montagne e aridi altopiani, attraversati da Alessandro Magno nelal sua rotta dalla Macedonia all'India, passando per la Frigia, luoghi dove l'ellenismo ha lasciato la sua impronta.
Mi è piaciuto molto l'inizio. Soprattutto,
l'inizio all'epoca di Alèxandros (ma poi perchè è continuamente chiamato "il grande" e non "magno"?), la storia finita male della spia inglese e il riferimento alla lotta di potere fra Russia e Inghilterra in Asia centrale si intrecciavano bene alla narrazione contemporanea di MM e mi facevano
pregustare intriganti mysteri. Il problema è che si fanno aspettare e poi non arrivano. LA prima metà mi è piaciuta molto, ma sono rimasto davvero deluso
dalla rivelazione finale su questa presunta camera che donerebbe un carisma irresistibile. Sarò io, ma mi sembra proprio una baggianata, e per di più lasciata assolutamente per aria. Come mistero non mi suscita il minimo interesse, soprattutto in quanto non è stato neanche sviluppato un pochino. Anche il marchio di Atlantide pare messo lì del tutto gratuitamente. Comunque già molto recentemente, nel Barone di Munchausen, compare il tema dell'origine esogena e "programmata" di un potere irresistibile, là con l'inganno e qua con il carisma. Per l'ambientazione, invece, anche Lilith è passata in Afghanistan ultimamente.
A parte il finale (c'è da dire almeno che non mi è sembrato affrettato come accade spesso ultimamente) la storia ha un ritmo molto sostenuto e mi è piaciuta leggerla. Solo che... solo che mi è sembrata in un qualche modo "piatta". È come se filasse via liscia, troppo liscia, e anche i passaggi più avventurosi, come
il viaggio in Afghanistan,
non ottenessero il giusto impatto, non so perchè. Il
non mi disturba più di tanto. Più che altro, mi ha sorpreso un Martin vagamente più incline a fare la morale e più autocitazionista del solito. Un avvicinamento alla sua versione più giovane?
Ma questa Amanda, perchè si prende così a cuore questa faccenda? Ci nasconde qualcosa? (Bella la citazione preistorica del numero 3, in questi tempi di collezioni storiche.)
Poi mi è sembrato un numero molto "politicizzato", nel senso che i riferimenti alla politica più recente, più o meno velati, abbondano, quasi come se la storia fosse prima nata con quest'intento e il (latitante) mistero ci fosse stato appiccicato sopra a posteriori. In particolare
il baffuto alessandrino che prevede "un politicante di terz'ordine ma fotogenico e ben vestito" come prossimo presidente degli Stati Uniti sta evidentemente parlando di Trump!
Di questo numero mi prenderò le suggestioni di storia e geografia e chiuderò un occhio sul mistero che non c'è...