Grosso *smile* per il concorso, nonostante il solerte Franco abbia provveduto a renderlo antipatico a tutto l'orbe terracqueo
Albo ottimo come "fumetto di Alfredo Castelli", fra il sufficiente e il buono come episodio di "Martin Mystère - detective dell'impossibile".
Dalla prima prospettiva, io sono davvero contento di poter ancora leggere nuove storie del mio autore preferito nonché "muso" ispiratore. Anche
Il giocatore di scacchi contiene i suoi stilemi (fra cui il riprendere stilemi altrui, in questo caso una regia "recagnana" in alcuni passaggi), i suoi pregi e i suoi difetti ("non è mai stato bravo nei finali", com'è noto). Posso rimproverargli soltanto di avere, negli anni, perso (e fatto perdere a Martin) la vena bibliofila che contraddistingueva la serie in passato. Certo, qui scopriamo che Martin ha scritto un nuovo libro, e ciò fa piacere. La sequenza in cui Martin sfoglia libri antichi è però gestita con la ormai consueta superficialità (i libri e i quotidiani antichi sono fragili, oltre che moltomoltomolto sporchi!).
Dalla seconda prospettiva, abbiamo i consueti spunti sprecati. Ma questa è ormai una consuetudine, e non solo di Castelli (gli albi del 2014 sono la fiera dell'"ottimo spunto sprecato"). Ovviamente dire "sprecati" è dare un giudizio parziale e opinabile. Però ormai, quale che sia la tematica di turno, quasi ogni albo finisce con la lotta contro il mostro cattivissimo. In questo caso la vicenda (interessantissima, e un pochino è un peccato che la rubrica parli d'altro) vedeva in gioco il Gabinetto Nero (che cospirava qualcosa, ma cosa?), due membri di Altrove, un personaggio già visto sulla serie, e altri mille collegamenti erano possibili. Non che l'azione contemporanea sia da eliminare (anzi), però gli albi migliori hanno un maggiore equilibrio e ingredienti più dosati. Fa comunque piacere vedere ormai un Travis onnipresente e indubbiamente "nuovo Java": dubito che sia per merito del nostro "Doppio Tì", ma non si sa mai.