| Caro Sergej,
non ricordo i titoli, però siamo nell’epoca appena precedente alla nascita di Martin (e magari anche poco successiva). In ogni caso ti sconsiglio il Mister No dei primi anni (anche se ebbe grande successo), perché Sergio Bonelli/Nolitta, che lo scriveva, non aveva ancora preso le misure al personaggio. Fu una grande delusione per me, che adoravo lo Zagor di Nolitta-Ferri. A un certo punto, però, Nolitta fece di Mister No un “puttaniere”, un eroe non convenzionale (anche all’inizio era anticonvenzionale, ma in senso “convenzionale” come lo Yanez di Sandokan), e cominciò a scrivere storie molto belle. Alfredo Castelli, che aveva distrutto Zagor subentrando a Nolitta (perché non aveva capito che il vero eroe della serie era Cico), nella fine degli anni settanta scrisse anche lui degli episodi di Mister No molto belli. Inoltre, vi sviluppò le future tematiche di Martin Mystère, come Atlantide. Negli anni Ottanta, con Castelli concentrato su Martin, arrivò Tiziano Sclavi, che scrisse delle storie ancora più belle, fino a ridosso dell’uscita di Dylan Dog: quindi non è sbagliato dire che MM e DD siano figli diretti di Mister No. In quelle storie di Mister No, Sclavi, pian piano, ha abbondato il soggetto (l’ossatura della storia) per puntare tutto sulla sceneggiatura, nella quale è un maestro. L’ultima sua storia di Mister No, in effetti, era ormai scritta nello stile allucinato di Dylan Dog. Purtroppo, incidentalmente, Sclavi ha anche distrutto il personaggio, rendendolo un fantasma di se stesso per il resto dei suoi giorni. Non so se l’input, come si dice adesso, sia partito dallo stesso Nolitta-Bonelli, ma i risultati furono deleteri: da puttaniere, Mister No si trasformò in un improbabile boy-scout. L’apice fu toccato quando, nella storia del cosmonauta sovietico caduto in Amazzonia, Mister No, quasi piangendo, rimproverò se stesso per la non conoscenza del russo (come se ciò fosse una grave onta al glorioso popolo sovietico!). A questo proposito devo dire che all’epoca mi proposero di scrivere Mister No. Io scrissi una storia che piacque (o non dispiacque) a Decio Canzo, ma Tiziano Sclavi, che gli subentrò alla supervisione, mi disse che dovevo rivederla perché il mio Mister No era tornato a essere un puttaniere mentre, adesso, era un bravo ragazzo. Io mi rifiutai e non fu pubblicata (in compenso, da veri signori, la pagarono lo stesso). Sì, io credo che l’abbandono del Mister No puttaniere, costruito da Bonelli e Castelli nella fine degli anni settanta, abbia ucciso un personaggio unico nella storia del fumetto. Ma come farne una colpa a Sclavi? Ricordo ancora bene come contavo febbrilmente i giorni che mancavano all’uscita dei primi 20-30 numeri di Dylan Dog! Poi, purtroppo, sono riusciti a rendere convenzionale anche DD. Se c’è una cosa che bisogna rimproverare a Bonelli (una volta fatti i milioni di elogi che merita ampiamente per essere rimasto quasi l’unico editore di fumetti italiani) è quella di continuare, salvo eccezioni, a pubblicare eroi estratti dai vecchi romanzi d’avventure, più vicini a Tex o Diabolik (nella sua convenzionale anticonvenzionalità alla Fantomas) che al suo Mister No della fine degli anni settanta o al primo Dylan Dog (o anche al Cico dei bei tempi, il vero eroe della testata di Zagor). Se guardiamo gli Stati Uniti e, soprattutto, il Giappone ci rendiamo conto di come lì i personaggi dei fumetti riescono ad adeguarsi meglio ai tempi. Anzi, spesso li superano: si veda, per esempio, come i nuovi super-eroi condizionino Hollywood e i manga i videogiochi. Ma tutte queste mie malinconiche osservazioni di lettore che non legge quasi più fumetti italiani (ma che ne legge ancora parecchi di altri Paesi) non c’entra niente con la tua domanda.
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