Agarthi - Il Forum di Martin Mystère

Sauro Pennacchioli, Sceneggiatore

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Sauro Pennacchioli
view post Posted on 5/2/2010, 13:17




Caro Aldous,

stavolta quello che mi chiedi è improponibile.

 
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Sergej Orloff
view post Posted on 12/2/2010, 17:12




CITAZIONE (Sauro Pennacchioli @ 4/2/2010, 12:37)
Probabilmente lo sai già, Sergej, che alla fine degli anni Settanta Alfredo Castelli scrisse alcuni episodi di Mister No, peraltro molto belli, in cui vennero gettate le basi delle storie di Martin e della sua continuity (Atlantide).

In realtà non lo sapevo, anche perchè di Mister No ho una conoscenza ahimè solo lacunosa: ricordo di aver letto tempo fa una storia di Mister No collegata all'avventura del BVZM Un uomo chiamato Mhosis (ma siamo già ad inizio anni '90). Devo fare una ricerca tra i vecchi fumetti di mio padre per vedere se salta fuori qualche Mister No scritto da Castelli ^_^ Anzi, se per caso ti torna in mente qualche titolo degli episodi di Mister No che citavi, me lo faresti sapere?
 
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Sauro Pennacchioli
view post Posted on 12/2/2010, 18:44




Caro Sergej,

non ricordo i titoli, però siamo nell’epoca appena precedente alla nascita di Martin (e magari anche poco successiva). In ogni caso ti sconsiglio il Mister No dei primi anni (anche se ebbe grande successo), perché Sergio Bonelli/Nolitta, che lo scriveva, non aveva ancora preso le misure al personaggio. Fu una grande delusione per me, che adoravo lo Zagor di Nolitta-Ferri. A un certo punto, però, Nolitta fece di Mister No un “puttaniere”, un eroe non convenzionale (anche all’inizio era anticonvenzionale, ma in senso “convenzionale” come lo Yanez di Sandokan), e cominciò a scrivere storie molto belle. Alfredo Castelli, che aveva distrutto Zagor subentrando a Nolitta (perché non aveva capito che il vero eroe della serie era Cico), nella fine degli anni settanta scrisse anche lui degli episodi di Mister No molto belli. Inoltre, vi sviluppò le future tematiche di Martin Mystère, come Atlantide. Negli anni Ottanta, con Castelli concentrato su Martin, arrivò Tiziano Sclavi, che scrisse delle storie ancora più belle, fino a ridosso dell’uscita di Dylan Dog: quindi non è sbagliato dire che MM e DD siano figli diretti di Mister No. In quelle storie di Mister No, Sclavi, pian piano, ha abbondato il soggetto (l’ossatura della storia) per puntare tutto sulla sceneggiatura, nella quale è un maestro. L’ultima sua storia di Mister No, in effetti, era ormai scritta nello stile allucinato di Dylan Dog. Purtroppo, incidentalmente, Sclavi ha anche distrutto il personaggio, rendendolo un fantasma di se stesso per il resto dei suoi giorni. Non so se l’input, come si dice adesso, sia partito dallo stesso Nolitta-Bonelli, ma i risultati furono deleteri: da puttaniere, Mister No si trasformò in un improbabile boy-scout. L’apice fu toccato quando, nella storia del cosmonauta sovietico caduto in Amazzonia, Mister No, quasi piangendo, rimproverò se stesso per la non conoscenza del russo (come se ciò fosse una grave onta al glorioso popolo sovietico!). A questo proposito devo dire che all’epoca mi proposero di scrivere Mister No. Io scrissi una storia che piacque (o non dispiacque) a Decio Canzo, ma Tiziano Sclavi, che gli subentrò alla supervisione, mi disse che dovevo rivederla perché il mio Mister No era tornato a essere un puttaniere mentre, adesso, era un bravo ragazzo. Io mi rifiutai e non fu pubblicata (in compenso, da veri signori, la pagarono lo stesso). Sì, io credo che l’abbandono del Mister No puttaniere, costruito da Bonelli e Castelli nella fine degli anni settanta, abbia ucciso un personaggio unico nella storia del fumetto. Ma come farne una colpa a Sclavi? Ricordo ancora bene come contavo febbrilmente i giorni che mancavano all’uscita dei primi 20-30 numeri di Dylan Dog! Poi, purtroppo, sono riusciti a rendere convenzionale anche DD. Se c’è una cosa che bisogna rimproverare a Bonelli (una volta fatti i milioni di elogi che merita ampiamente per essere rimasto quasi l’unico editore di fumetti italiani) è quella di continuare, salvo eccezioni, a pubblicare eroi estratti dai vecchi romanzi d’avventure, più vicini a Tex o Diabolik (nella sua convenzionale anticonvenzionalità alla Fantomas) che al suo Mister No della fine degli anni settanta o al primo Dylan Dog (o anche al Cico dei bei tempi, il vero eroe della testata di Zagor). Se guardiamo gli Stati Uniti e, soprattutto, il Giappone ci rendiamo conto di come lì i personaggi dei fumetti riescono ad adeguarsi meglio ai tempi. Anzi, spesso li superano: si veda, per esempio, come i nuovi super-eroi condizionino Hollywood e i manga i videogiochi. Ma tutte queste mie malinconiche osservazioni di lettore che non legge quasi più fumetti italiani (ma che ne legge ancora parecchi di altri Paesi) non c’entra niente con la tua domanda.
 
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lo sbudellatore
view post Posted on 12/2/2010, 19:25




quindi ho sbagliato a lasciare la ristampa di mister no dopo pochi numeri...
 
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Sauro Pennacchioli
view post Posted on 12/2/2010, 20:02




Caro Sbudellatore,

sono stati loro a sbagliare ristampandolo dall’inizio! Mister No andrebbe ristampato in collane di volumi per le edicole (in origine le storie avevano più di 200 pagine ed erano divise in puntate), mettendo il titolo dell’episodio più in grande del nome del personaggio (ormai sputtanato) e dividendoli per sceneggiatori: il Mister No del Nolitta “maturo”, il Mister di No di Castelli e il Mister No di Sclavi. Tra parentesi, ho riletto i miei interventi precedenti, cosa che non faccio mai mentre li butto giù: sia chiaro, collaboro a questo sito con lo spirito di chi scrive le e-mail, cioè scrivendo come capita!
 
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Sergej Orloff
view post Posted on 13/2/2010, 01:32




CITAZIONE (Sauro Pennacchioli @ 12/2/2010, 18:44)
Ma tutte queste mie malinconiche osservazioni di lettore che non legge quasi più fumetti italiani (ma che ne legge ancora parecchi di altri Paesi) non c’entra niente con la tua domanda.

Però a me fa piacere leggere le tue riflessioni: su Mister No e Zagor non posso dare una valutazione perchè li ho letti a spizzicchi e bocconi, ma riguardo a Dylan Dog mi ritrovo nella tua analisi e vedo anch'io un personaggio che, salvo alcuni guizzi, è stato reso via via più convenzionale, tanto che alla fine (con il numero 200) ho smesso di comprare un fumetto a cui ero molto affezionato. Riguardo al tema della convenzionalità, credo che le recenti miniserie possano essere un tentativo per muoversi su territori "diversi" da quelli bonelliani classici (penso all'approccio più corale di Caravan di Medda oppure a Greystorm di Serra dove il personaggio principale è destinato a diventare un villain). Cosa pensi dell'esperimento delle miniserie? E, sperando di non essere troppo curioso, quali sono quei fumetti italiani che segui ancora?

Edited by Sergej Orloff - 13/2/2010, 01:51
 
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Sauro Pennacchioli
view post Posted on 13/2/2010, 12:22




Caro Sergej,

da piccolo leggevo tutto, e all’epoca in Italia si stampavano più fumetti che nel resto del mondo (Giappone escluso). Ho iniziato a 6 anni con il numero 2 del Batman mondadoriano e alla veneranda età di 9 anni seguivo i fumetti intellettuali di Linus come quelli porno della Erregi (Isabella, Messalina…), passando per i fumetti francesi del Corriere dei Piccoli e il Topolino di Martina. I miei autori preferiti erano Magnus & Bunker, con Kriminal e Satanik sopra tutti (Alan Ford mi piaceva meno). A 10 anni raggiunsi il top con i fumetti Marvel di Lee, Kirby e Ditko. Naturalmente leggevo anche tutti i bonelliani, ma amavo solo Zagor di Nolitta-Ferri e, a una certa distanza, il Piccolo Ranger di Lavezzolo. Per me Tex era il peggiore, ma lo leggevo lo stesso. Una gradita scoperta furono le storie di Roy D’Amy degli anni Cinquanta, che venivano ristampate in quel periodo (il Sergente York). Oggi, come dicevo, leggo molti fumetti americani, giapponesi e francesi, ma pochi italiani. Gli italiani li compro ogni tanto, senza seguirne nessuno. Mi viene in mente l’eccezione di Rat-man, che compro quasi sempre. Quando facevo l’Intrepido, Ortolani mi mandava la sua fanzine sperando in una pubblicazione e io pensavo: simpatico, ma i disegni sono orribili (tutti possono cambiare idea). L’unico albo che seguo regolarmente è Lilith di Luca Enoch. Facile, si potrà dire: è semestrale! Ma anche Gea era semestrale e avevo smesso di seguirlo. In Lilith mi diverte il fatto che in ogni numero si cambia epoca. Se però Luca Enoch scrivesse storie brevi di tipo brillante, e magari a colori, verrebbe considerato il nuovo maestro del fumetto e sarebbe sempre in televisione a pontificare. Il formato, infatti, condiziona l’autore: basta guardare Watterson, che era un genio quando faceva le strisce di Calvin & Hobbes mentre diventava men che mediocre nelle tavole domenicali (e il fatto che queste avessero un target più basso d’età non c’entra niente). D’altra parte è una questione di gusti. Dopo Sclavi, che avevo iniziato ad amare già nei primi anni settanta con Altai e Johnson, non c’è stato nessuno sceneggiatore bonelliano che mi abbia emozionato. Ce ne sono di bravi (o meglio, che rientrano nei miei gusti), ma vengono schiacciati dalle linee guida che devono seguire per scrivere personaggi non creati da loro, e che sono sempre più stereotipati (come tu stesso confermi, Dylan Dog è un caso da manuale). Sicuramente i personaggi diventano sempre più stereotipati anche perché si alternano troppi autori, e allora occorre impartire delle linee guida molto rigide per non far notare troppo le differenze tra uno stile di scrittura e l’altro. Se io fossi l’editore farei scrivere tutti gli episodi allo sceneggiatore titolare, o quasi. Le miniserie non mi sono piaciute, ma, ripeto, è una questione di gusti. Eppure, mi chiedo, se il merito vale ancora qualcosa, cosa aspettano a dare una serie regolare a un grande sceneggiatore come Tito Faraci? Magari un personaggio meno retrò e meno per otaku di Brad Barron. Un altro grande sceneggiatore sicuramente meritevole di serie regolare è Renato Queirolo, l’ho perso di vista, ma ricordo che sciupava il suo tempo facendo il supervisore da Bonelli. Ma probabilmente è lui che preferisce fare il supervisore. Ci sarebbero anche altri nomi da fare, ma ancora una volta la tua domanda era un’altra e io divago sempre.
 
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view post Posted on 17/2/2010, 15:56
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Vecchio Saggio

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CITAZIONE (Sauro Pennacchioli @ 13/2/2010, 12:22)
L’unico albo che seguo regolarmente è Lilith di Luca Enoch.

:woot: Bene! Allora, se vuoi, puoi commentare qualcuno dei punti della relativa discussione. L'amico Sergej è l'unico qui a leggerlo, insieme a me, e mi ha dato molte illuminanti risposte. Mi farebbe molto piacere avere la tua (per me vincolante) opinione a riguardo. Clicca qui. :)
 
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Sauro Pennacchioli
view post Posted on 17/2/2010, 16:45




Caro Aldous,

ho letto solo qualche commento che avete fatto al primo episodio “troiano” di Lilith: è a Enoch che devi chiedere ragguagli. Temo di non esserti utile, avendo perso il suo numero di telefono, ma ho i numeri di praticamente tutte le showgirl e attrici italiane, se ti interessano. Però, visto che Martin si occupa di misteri e che io stesso sono appassionato di misteri (anche se naturalmente non credo a quelli fantascientifici tipo Atlantide e ufo), ti voglio comunicare, primo (e ultimo) al mondo, la mia soluzione del “mistero” delle due opere omeriche. Avevo notato che l’Odissea contiene due racconti ben diversi, quello realistico della ricerca di Ulisse da parte di Telemaco e poi del ritorno di Ulisse a Itaca e quello del tutto fantastico dei viaggi di Ulisse (con Polifemo, la maga Circe…). Questa parte fantastica, in realtà, viene semplicemente raccontata da Ulisse alla corte dei Feaci, è quindi un racconto fantastico all’interno di una storia abbastanza realistica. Questo racconto fantastico è una versione tardiva dell’epopea di Gilgamesh: il re-eroe sumerico sconfigge il drago Umbaba accecandolo con la sabbia (=il ciclope Polifemo accecato con un tronco), la dea Inanna cerca di trasformarlo in un animale (=maga Circe). Il fatto che Omero, secondo la tradizione, fosse vissuto in una colonia greca dell’Asia Minore mi permette di formulare la seguente teoria: l’Odissea è un’operazione letteraria che mette insieme due racconti indipendenti, uno orientale (la tarda versione di Gilgamesh) e uno greco. Nel libro “Omero nel Baltico”, interessante anche se troppo fantastico quando scende nei particolari topografici, si sostiene che la vicenda di Ulisse e quella danese di Amleto, reso famoso dalla versione di Shakespeare, abbiano la stessa origine. Può anche essere, tenuto anche conto che Amleto e Telemaco sono due nomi simili. Avevo il sospetto che Omero avesse usato la stessa tecnica dell’Odissea per l’Iliade, ma non ne ero sicuro, dato che quest’ultima opera è omogenea. Ma lo è davvero? Forse non del tutto, dato che in realtà ci sono due storie, quella degli Achei e quella dei Troiani. La storia degli assedianti Achei potrebbe anche risalire al periodo precedente della migrazione achea in Grecia, ed essersi svolta più o meno in Scandinavia. La storia degli assediati, invece, potrebbe non essersi svolta nella nordica e dimenticata Troia ma a Ilio, la città dell’Asia Minore scoperta da Schliemann (o come si scrive, come ho detto una volta butto giù questi testi in fretta e furia senza controllare le fonti e nemmeno rileggerli). Sono stati scoperti dei testi ittiti, o luviti, o comunque dell’Asia Minore, che citano una ballata perduta riguardante l’assedio di Ilio da parte di un avventuriero di Mileto. Quindi, ancora una volta, Omero avrebbe fuso un racconto orientale, che parlava degli assediati di Ilio, con uno acheo forse precedente alla migrazione in Grecia, creando una storia unica benché riguardi due guerre diverse. Questo spiega quello che, secondo me, è il mistero più incredibile dell’Iliade: il trattare con eguale umanità gli achei e i troiani (si legga la Bibbia per capire come, nell’antichità, venivano invece descritti i nemici). Avrei dovuto fare lo storico, o il filologo. Il mio è un genio sprecato.
 
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Sergej Orloff
view post Posted on 11/4/2010, 10:30




Ciao Sauro

C'è una domanda che volevo farti sperando di non essere inopportuno: ti piacerebbe tornare a scrivere fumetti (che sia Martin Mystère o che siano altri progetti)?

PS: ho visto che il tuo ultimo messaggio proviene da un "utente cancellato", ma il tuo account è ancora attivo: hai trovato delle difficoltà ad accedere col tuo account? In caso fammi sapere, che provo a controllare.
 
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Sauro Pennacchioli
view post Posted on 11/4/2010, 17:33




Caro Sergej,

ai tempi ho scritto un sacco di fumetti per quasi tutti gli editori (nella mia biografia posta all’inizio di questo topic ne ho sicuramente dimenticati alcuni), ma non ho mai potuto scrivere personaggi miei. O meglio, ho potuto inventarne diversi, da Cucador a Ronny Balboa, ma sempre dietro le rigide indicazioni dell’editore. Solo all’Intrepido avrei potuto fare come mi pare, dato che ero io a decidere, ma in quel caso l’essere il controllore e il controllato mi è parso un “conflitto di interessi”. Altrimenti avrei sicuramente costretto il bravissimo Luca Enoch a disegnare le mie storie, invece di lasciargli scrivere i suoi personaggi (tra l’altro, tempo dopo, c’è stato il rischio che collaborassimo davvero). Se dovessi riprendere a fare lo sceneggiatore, comunque, probabilmente il mercato francese sarebbe la scelta migliore, dato che lì ogni autore si inventa i propri personaggi. Ma stiamo parlando in astratto, dato che l’unica cosa che mi hanno richiesto gli editori francesi sono i fotoromanzi. Insomma, tornare a scrivere fumetti? Dipenderebbe dalla libertà di manovra che mi verrebbe data. Anche perché quando si scrive di malavoglia si fanno solo schifezze, le ha fatte anche il grande Alfredo Castelli con alcuni personaggi che non sentiva, come Zagor e l’Ombra (rileggendo le storie che ho scritto in passato, quelle che mi convincono di più sono quelle per Topolino, anche se generalmente non sono state disegnate benissimo).

[email protected]
 
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Sergej Orloff
view post Posted on 4/5/2010, 18:18




Sull'importanza della libertà creativa sono d'accordo con te: penso che, al di là degli esiti e del riscontro dei lettori, quando si scrive qualcosa che non si sente come completamente proprio, il primo a non essere soddisfatto sia proprio l'autore stesso.

CITAZIONE (Sauro Pennacchioli @ 11/4/2010, 18:33)
Altrimenti avrei sicuramente costretto il bravissimo Luca Enoch a disegnare le mie storie, invece di lasciargli scrivere i suoi personaggi (tra l’altro, tempo dopo, c’è stato il rischio che collaborassimo davvero).

Sono il solito curioso :D : posso chiederti in che occasione tu e Enoch stavate per collaborare?

PS: per l'account sul forum ho controllato e mi pare sia tutto apposto; è possibile che il messaggio postato come utente cancellato sia dovuto a un qualche errore momentaneo di forumfree, ma la cosa non dovrebbe ripetersi.
 
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Sauro Pennacchioli
view post Posted on 4/5/2010, 21:15




Luca Enoch era l’autore a cui mi sentivo più vicino tra quelli del “mio” Intrepido (anche se di disegnatori bravissimi ne avevo radunati un sacco: Mario Alberti, Brindisi, Caracuzzo eccetera). Per questo l’ho sempre tenuto presente quando, nella prima metà degli anni novanta, cercavo ancora di fare qualcosa nel mondo del fumetto (sia pure ormai solo come hobby: all’epoca guadagnavo veramente bene come autore e curatore di numerosi libri cartonati per ragazzi della De Agostini). Ci sono state tre occasioni mancate e credo di poterle raccontare perché mi pare che anche Enoch vi abbia già accennato pubblicamente, anche se in maniera piuttosto vaga. La prima partiva da una mia sceneggiatura su tre ragazze killer che presentai a Luigi Bernardi, allora editore della Granata Press: gli piacque subito perché le protagoniste gli ricordavano alcune eroine brillanti del fumetto belga, e mi propose di pubblicare il fumetto, ancora da disegnare, in una delle sue riviste antologiche. Ma io ho sempre odiato i fumetti a puntate e allora ho presentato “Tris Killer”, così si chiamava il fumetto, a Sergio Bonelli. Gli avevo anche proposto Enoch come disegnatore principale della serie (naturalmente stiamo parlando di un’epoca precedente ai lavori di Enoch per Bonelli). Sergio Bonelli però mi rispose che si era risentito per alcune mie affermazioni pubbliche nei suoi riguardi, anche se in realtà non ce l’avevo assolutamente con lui (che, anzi, con Zagor era stato un faro della mia infanzia), e quindi non avrebbe neppure letto la mia sceneggiatura. Del resto, sin dalla prima volta che lo incontrai, Alfredo Castelli mi aveva avvertito che Bonelli era un tipo permaloso. Gli attriti iniziarono quando ideai e scrissi Ronny Balboa per la Play Press: Bonelli se la prese, anche giustamente, perché l’albo aveva il formato e la grafica di copertina di un bonellide (all’epoca non ne esistevano altri, quelli della Star Comics e della Eura sono venuti dopo). Alfredo Castelli mi disse molto gentilmente, ma anche con tono preoccupato, che l’avevo messo in grave imbarazzo, che Decio Canzio sospettava addirittura che avesse scritto lui stesso Ronny Balboa usando il mio nome (ma credo che questa fosse solo una paranoia di Alfredo: non credo che nessuno sospettasse niente del genere). Così, stavolta veramente, Alfredo scrisse una lettera a Sergio Bonelli in cui “io” mi scusavo, non mi ricordo più di che cosa di preciso, e, davanti a due importanti professionisti del settore come testimoni, me la diede da firmare! Io la firmai solo per fargli piacere, se ero entrato stabilmente nel mondo del fumetto era solo per merito suo, ma all’epoca avevo già deciso di sospendere almeno per un po’ la mia collaborazione con gli albi di Castelli. Del resto, per Martin Mystere c’era un blocco indefinito perché si erano accumulate troppe sceneggiature e Zona X era diventata una cosa completamente diversa dalla serie di avventure fantastiche che in origine avevo proposto io stesso ad Alfredo con il titolo volutamente naif di Storie Fantastiche, appunto. Un’altra volta in cui ho “richiesto” la collaborazione di Enoch è stato per la Rcs. In coda alle cessioni di Linus e del Corriere dei Piccoli, per le quali mi aveva chiamato l’editore incaricato della Rizzoli (di cui devo aver già parlato all’inizio di questo topic), si era pensato di fare il numero zero di una ipotetica rivista che avrebbe dovuto sostituire Linus. Avevo pensato a qualcosa di molto moderno, che avrebbe potuto essere inizialmente allegato al mensile Max, e ho fatto fare alcuni fumetti a diversi autori, uno dei quali, appunto, era Luca Enoch (realizzò il secondo episodio del porno-coniglio Piotr: il primo lo avevo fatto pubblicare su Intrepido). I numeri zero quasi mai diventano delle riviste vere, tanto più che, un paio di settimane dopo, alla Rcs “si scoprì” improvvisamente un buco misterioso di centinaia di miliardi di lire e tutti i nuovi progetti furono cancellati all’istante (naturalmente feci pagare tutti quelli che avevano lavorato). La terza mancata nuova collaborazione nacque dalla richiesta che mi fece l’allora direttore generale della Disney Italia di proporre nuovi autori al direttore di Topolino. Io lo feci portandogli, tra l’altro, le tavole a matita di una storia ecologica di Qui Quo Qua realizzata da Enoch. Ma il direttore dell’epoca non era un esperto di fumetti e doveva essere convinto con molte discussioni: non essendo questa un’operazione che mi avrebbe dato una lira (l’avevo fatta solo perché conoscevo il direttore generale sin da quando eravamo ragazzini), ho lasciato subito perdere. Però magari un giorno ricorderò l’esistenza di questa storiella paperesca di Enoch a Mauro Lepore, l’attuale direttore generale, che conobbi proprio all’epoca (quando era “solo” il direttore della divisione periodici). E Lepore si intende di fumetti, essendone anche collezionista. Mi pare di avere soddisfatto la tua oziosa curiosità.
 
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Sergej Orloff
view post Posted on 4/5/2010, 22:40




CITAZIONE (Sauro Pennacchioli @ 4/5/2010, 22:15)
Mi pare di avere soddisfatto la tua oziosa curiosità.

Assolutamente, sei stato molto esaustivo. Ne approfitto per farti un'altra domanda: girovagando in rete, ho scovato (a questo LINK) un volume intitolato "I 4 volti della paura" che contiene quattro racconti horror ("Lacrime di coccodrillo", "La fattoria degli orrori", "Apocalypse Tomorrow" e "Parigi 1830" ) disegnati da Luigi Siniscalchi su testi tuoi e di Enrico Teodorani. Volevo chiederti quale/i dei racconti è stato scritto da te e quali temi tratta/trattano.

Edited by Sergej Orloff - 5/5/2010, 10:04
 
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Sauro Pennacchioli
view post Posted on 5/5/2010, 11:11




Caro Sergej,
mi rifiuto di andare a cercare “I 4 volti della paura” tra le tonnellate di materiali cartacei che mi circondando, quindi, non avendolo adesso davanti a me, te ne darò una risposta piuttosto vaga. L’editore, credo un libraio del Nord-est, mi contattò circa quattro anni fa dicendomi di avere recuperato da Luigi Siniscalchi alcune storie che aveva disegnato per il mensile “Splatter” di Coniglio. Quando questa rivista chiuse i battenti, quelle storie rimasero inedite. Credo che due fossero mie, sicuramente ce n’era una su un tizio diventato una specie di Rambo-serial killer a causa di alcuni esperimenti subiti durante la guerra del Vietnam. Ma non ricordo a quale titolo corrisponda, tra quelli che hai elencato: l’ho scritta vent’anni fa e ne ho un ricordo piuttosto labile. Era quel tipo di produzione convenzionale, in questo caso di genere horror, che non vorrei più realizzare, ma che non disdegno a posteriori perché mi diede da mangiare.

 
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48 replies since 22/1/2010, 21:02   3181 views
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