7. Il fantasmaE' il momento del gotico, come da manuale del feuilleton. E Manfredi non si lascia sfuggire l'occasione per un albo di svolta, che chiude, per il momento, la sottotrama di Matilde e si concentra su quella abissina, restituendo linfa vitale al personaggio di Ugo, messo in disparte nella "trilogia di Vittorio" precedente. Interessante notare come, alla fine, riguardo a Matilde, Ugo arrivi a fare suoi i propositi di Vittorio e si rivolga al lombrosiano che tanto lo disgustava (anche se la contessa non andrà in manicomio). Interessante notare anche come il "fantasma" del titolo aleggi, in realtà, per tutto l'albo, anzi, probabilmente aleggia più in Africa che a Roma: difatti Vittorio vede Volto come una figura quasi mistica (il fatto che lui voglia smascherarlo per ridurlo a semplice uomo implica un riconoscimento al potere della maschera) e fantasmatica, in un certo senso, è anche la condizione dei militari italiani e degli ascari alleati (Baratieri febbricitante, morale sotto le scarpe, ecc.).
Tutto questo disegnato dal - è proprio il caso di usare questo aggettivo - solito, buon Freghieri (anche se non il migliore, ma il miglior Freghieri risale a vent'anni fa). Tutto sommato sono contento che ci sia stato spazio anche per lui, un po' di Dylan Dog ci voleva, visto anche il passato di Manfredi su quella testata. A questo aggiungiamoci che Marino ha avuto finalmente il ruolo che meritava, riuscendo addirittura a spiccicare qualche parola in vernacolo (ormai m'ero rassegnato), ed ecco un altro albo che, nel suo insieme, mi è piaciuto alquanto e assai.
p.s.: un giorno o l'altro dovrò giocare a riconoscere i politici di pagg.91-92, benché temo che siano quasi tutti inventati.
8. La strada per Adua'Azz, ad un certo punto credevo che sarebbe arrivato di colpo il 1°Marzo, tanto il ritmo stava accelerando, invece no. In effetti l'albo parte molto lentamente, pare quasi voler perdere tempo: prima il finto "mistero dell'ospite misterioso", poi il sogno (che mi sembra più enigmatico di quel che probabilmente sarà), poi la gita di Ugo e Sim che cita il n.1, quindi la verbosa riunione dei generali italiani (che, come da tradizione, si fanno le scarpe a vicenda)... insomma, 'sta battaglia sembrava non arrivare mai (la cosa è probabilmente voluta, quindi sta bene così). Poi, ad un tratto, puf!, tutti in cammino. Non per niente il titolo è "La strada per Adua": subdolo Manfredi! Affascinante, comunque, la lunga sequenza della mini-carovana italiana composta da personaggi vecchi e nuovi; al contrario, un po' troppo breve, rispetto al modo inquietante in cui inizia, quella con Ugo imprigionato. Ma tant'é, Adua senza Ugo che Adua sarebbe? Puro romanzo seriale d'avventura, questa mini, anche negli antagonisti secondari, che, com'é noto, spesso sono più viscidi degli antagonisti ufficiali: e Ras Sebath e Agos Tafari sono proprio delle canaglie!
Per quanto riguarda i disegni, ammetto che avrei preferito 14 disegnatori diversi, un paio di mysteriani, magari, come Filippucci od Orlandi, piuttosto a loro agio con ambientazioni simili. Respect, comunque, per Nespolino, che fornisce una seconda buona prova, forse leggermentissimamente più imprecisa ma meno statica della prima (per la serie: w la pignoleria!
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