Tex, di Gianluigi Bonelli

Credo che Piccinelli, per rispondere ai tuoi dubbi, resterà in pianta stabile nello staff di Tex. In passato aveva disegnato una storia di Zagor e dopo quella buona prova è stato promosso a Tex.

Per quanto riguarda i tre anni... beh è inevitabile quando ci troviamo di fronte a una storia lunga almeno tre albi e con disegnatori lenti che fanno circa dieci tavole al mese. Conti alla mano è un tempo diciamo giusto.

Piccolo inciso: nei tempi d'oro Galep ne disegnava quaranta di tavole! Idem Letteri altro grande disegnatore di Tex. Lo stesso Ferri negli anni settanta disegnava lo stesso numero di tavole. Poi c'era il velocista del west, com'era spesso soprannominato, il jolly della Bonelli ovvero il mai troppo compianto Franco Bignotti (autore anche di bellissime storie del nostro Martin) che arrivava a disegnare anche cinquanta tavole mensili... un'industria in pratica! Ma sempre di buonissima qualità, bisogna dirlo.

Sul collegamento con Martin Mystère sarei curioso anch'io... bisognerà leggere la storia per capire.

Concludo dicendo che Tex, con la cura di Boselli, sta per vivere un periodo di grande rilancio e fermento, con ottime storie, con i ritorni prossimi di Lupe - che io attendo moltissimo: ho avuto una sorta di infatuazione da bambino per la bella messicana - Yama, poi Mefisto, il Maestro, un Texone con Tex giovane, Proteus e la storia del settantennale, nuove collane e, ciliegina sulla torta, il numero 700!! Insomma di carne a fuoco ce n'è!

no Ticci non era il più prolifico ma sicuramente uno dei più grandi interpreti di Tex insieme a Villa (Galep a parte).

La tua teoria di prenderli a scudisciate mi ha fatto ridere. Boselli potrebbe prenderti in considerazione

Scherzi a parte oggi, però, se è vero che sono più lenti, c'è da dire che il fumetto odierno è più curato e i disegnatori devono stare molto attenti a non sbagliare, ecco perché pistole, vestiario, location e altri elementi prevedono una grande ricerca e documentazione che porta via molto tempo.

leggo spesso che Ticci non è quello di una volta... tu che sei un disegnatore, da quanto ho capito, mi spieghi il perché?

Voglio dire... le prime storie del maestro Ticci, parlo di Vendetta Indiana o Giubbe Rosse era segnate da un tratto del disegno più tecnico e lineare... poi, come tutti, Ticci si è evoluto e ci ha regalato storie epiche come Il solitario del West con ambientazione sudamericana in cui il suo disegno si esprime secondo me ai massimi livelli. Negli anni novanta ho apprezzato le sue storie come Il ragazzo selvaggio e Furia Rossa scritte da un grande Claudio Nizzi.

Ora io non parlo di declino però è innegabile che il suo segno sia un po' cambiato rispetto a dieci, venti o trent'anni fa.