Agarthi - Il Forum di Martin Mystère

Almanacco del Mystero, notizie insolite,curiose,mysteriose tratte dalla stampa non specializzata

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MaxBrody
view post Posted on 22/11/2008, 19:14 by: MaxBrody
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Il Dybbuk

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Risolto uno dei tanti enigmi riguardanti le piramidi d'Egitto? Stando a Repubblica sembrerebbe di sì:
CITAZIONE
Piramidi, mistero risolto
"Costruite dall'interno"
La scoperta di una piccola cavità in quella di Cheope avvalora l'ipotesi di un tunnel inclinato e a forma di spirale che dalla base raggiungeva la sommità. L'architetto Jean-Pierre Houdin: "Per secoli ignorata l'evidenza che era lì"
di LUIGI BIGNAMI

Torino Da antiche civiltà scomparse agli extraterrestri. Le ipotesi sul modo con cui furono costruite le piramidi egizie si contano a decine. Ma rimanendo con i piedi per terra e seguendo i canoni della scienza le congetture su come gli Egizi impilarono più di due milioni di blocchi pesanti anche 70 tonnellate si restringono a poco più di un paio.

Secondo l'idea che va per la maggiore i blocchi furono sovrapposti attraverso una rampa esterna sulla quale venivano fatti scivolare i giganteschi "mattoni". Ma ora la scoperta di una piccola cavità potrebbe dare ragione all'ipotesi in base alla quale la piramide di Cheope, risalente a circa 4.500 anni fa, fu costruita dall'interno, attraverso un tunnel inclinato e a forma di spirale che dalla base della piramide raggiunge la sommità.

Questa ipotesi è stata avanzata dall'architetto francese Jean-Pierre Houdin il quale ha detto: "Per secoli gli archeologi hanno ignorato l'evidenza che era lì di fronte a loro. L'idea che le piramidi furono costruite dall'esterno era proprio sbagliata. Ma se si parte da un elemento base errato per risolvere un problema non si arriverà mai alla soluzione. E questo è ciò che è successo nello studio delle piramidi egizie".

"In realtà tutte le ipotesi che sostengono che le piramidi furono costruite dall'esterno presentano dei problemi irrisolvibili, anche se considera la possibilità di un'unica lunghissima rampa di accesso. Per trasportare blocchi a 147 metri d'altezza, la rampa sarebbe dovuta essere lunga almeno un chilometro e mezzo. Sarebbe stato come costruire due piramidi anziché una", ha detto l'egittologo Bob Brier della Long Island University di New York (Usa).

L'ipotesi invece che vuole che la rampa sia stata costruita ruotando attorno alla piramide avrebbe reso impossibile o per lo meno alquanto complesso ai costruttori l'utilizzo degli angoli e dei lati necessari per i calcoli durante la costruzione. "L'ipotesi poi, avanzata da Erodoto nel 450 avanti Cristo, che per la costruzione si sarebbero utilizzate gru o rampe di legno non sta in piedi perché per fare ciò non ci sarebbe stato legno sufficiente in tutto l'Egitto", sottolinea Brier.

Ma cos'ha di innovativo l'ipotesi di Houdin? Secondo l'architetto la Grande Piramide fu costruita in due stadi. I blocchi furono trascinati su di una rampa per costruire la base della piramide, che contiene la maggior parte dei blocchi. Nella seconda fase i blocchi utilizzati all'esterno per la rampa iniziale furono riciclati per la parte superiore della piramide e questo potrebbe spiegare perché non ci sono tracce del piano inclinato originale. Josef Wegner dell'Università della Pennsylvania (Usa) ha detto: "L'idea di utilizzare piccoli blocchi già squadrati per costruire la rampa più bassa, per poi smantellarla al fine di utilizzare il materiale per i piani superiori è sensata e logica, anche perché avrebbe accelerato di molto la costruzione".

Spiega Houdin: "Dopo aver costruito la fondazione della piramide, gli operai iniziarono a costruire un tunnel inclinato, interno alla piramide e a forma di cavatappi che seguì la crescita della piramide stessa fino alla sua cima. Poiché il tunnel si trova dentro la piramide, quando venne terminata alcuni blocchi chiusero l'uscita e il tunnel, in pratica, scomparve dalla vista".

Questa ipotesi trova ora conferma in una prova importante. A circa 90 metri d'altezza vi è una specie di buco che recentemente è stato raggiunto con tecniche alpinistiche ed esplorato da videoperatori del National Geographic. Brier ha accompagnato i tecnici e una volta raggiunto quel foro l'archeologo si è trovato di fronte a una piccola stanza a cielo aperto forma di "L". A dire il vero non era la prima volta che quell'antro è stato esplorato, ma fino a oggi gli archeologi non gli hanno dato importanza. Ma per Houdin quell'area era la ciliegina sulla torta. Nella sua ipotesi infatti, il tunnel in salita richiedeva aree a cielo aperto ai quattro angoli della piramide necessari per far girare i blocchi di 90 gradi. Questi probabilmente venivano ruotati per mezzo di tronchi di legno.
L'apertura studiata recentemente si trova esattamente in un punto in cui si dovrebbe trovare secondo il modello in tre dimensioni costruito da Houdin. I due tunnel che si dipartono dalla piazzola oggi non si vedono perché probabilmente furono sigillati una volta terminata la costruzione della piramide.

L'ipotesi trova ulteriore riscontro in una ricerca condotta nel 1986: tecnici francesi trovarono variazioni di densità all'interno della piramide che potrebbero coincidere con la presenza di un tunnel interno.

C'è modo di scoprire la galleria di servizio senza dover demolire parte della piramide? Secondo Houdin sarebbe sufficiente fare uno studio all'infrarosso della piramide, in quanto il calore emesso dalle pareti varierebbe rispetto al resto là dove è presente il tunnel in salita. "L'unica cosa necessaria è l'autorizzazione delle autorità dell'Egitto - ha precisato l'architetto - Dopo basterebbe rimanere con una camera all'infrarosso puntata su tre lati della Piramide per circa 18 ore, osservando il calore che fuoriesce. Se l'ipotesi è corretta dovremmo poter osservare l'andamento del tunnel".

Sarebbe una grande scoperta per l'Egitto e il mistero delle grandi piramidi sarebbe risolto per sempre.

(18 novembre 2008)

Ma l'instancabile quotidiano non si ferma qui e aggiunge un'altra notiziola curiosa:

CITAZIONE
Un gene che ferma il cancro?
Il segreto dei nani dell'Ecuador

Per la prima volta è possibile analizzare uomini che non hanno mai contratto tumori o diabete. Negli Usa si studiano cento abitanti di una remota zona tropicale affetti dalla sindrome di Laron
di JEFFREY KOFMAN (ABC NEWS)

Il dottor Jaime Guevara misura alcuni pazienti affetti dalla sindrome di Laron
BALSAS - Con la sinistra mi abbarbico al sedile, la mano destra saldata alla maniglia sopra la portiera della 4x4 a noleggio. Procediamo a balzelloni su una strada tutta solchi tra banani e asini al pascolo.

Siamo nel profondo sud rurale dell'Equador, un'area depressa tropicale fino a poco tempo fa tagliata fuori dal resto del mondo. All'apparenza è il luogo più improbabile per andare in cerca della causa del cancro, e di una possibile cura.

Al volante della 4x4 siede il Dr. Jaime Guevara, endocrinologo di Quito, la capitale dell'Ecuador. Circa 25 anni fa iniziò a studiare un gruppo di abitanti di quest'area affetti da una rara patologia, detta nanismo di Laron o sindrome di Laron, che ne arresta la crescita. In termini medici in questi soggetti i recettori dell'ormone della crescita sono inibiti.

"Nel mondo si contano circa 300 casi di questa patologia. 100 sono in Ecuador", spiega Guevara mentre affronta le insidie della strada tortuosa. "In Ecuador si trova quindi un terzo della popolazione mondiale affetta da questa sindrome".

L'anomalia dei Laron. Vent'anni fa il dott. Guevara iniziò a studiare i nani dell'Ecuador meridionale a scopo terapeutico. Ma dalle sue indagini emerse un dato strano e interessante: tra di loro non si era mai registrato neppure un caso di cancro o di diabete.
"Mi colpì che in una zona nota in Ecuador per l'alta incidenza di neoplasie nessuno di questi pazienti fosse mai morto di cancro", racconta. "Mi riferisco a circa 135 persone di cui ho memoria. Nessuno di loro è mai morto di cancro. A mio avviso è pressoché impossibile che si tratti di una coincidenza, perché nelle loro famiglie si contano almeno uno, due o tre componenti morti di tumore".

I cosiddetti nani di Laron sono storicamente molto longevi. Non si concentrano in un'unica comunità, sono sparsi nelle cittadine e nei villaggi sperduti nell'arco di 100 miglia dalla città principale Piñas. Da queste parti li chiamano affettuosamente Viejitos - vecchietti - per via dell'aspetto precocemente invecchiato.

Ci fermiamo in una casa modesta ma ben curata fuori dalla cittadina di Balsas. Ne esce Norman Apolo, un uomo normale in tutti i sensi, solo che è alto circa un metro e venti. Racconta di aver scoperto di essere affetto da un disturbo della crescita verso i 6 7 anni, alle elementari.
Sposato e padre di tre figli, Norman Apolo conduce una vita molto normale. E' uno stimato insegnante e autore e manda avanti una piccola fattoria. La sua statura non gli impedisce di guidare l'auto con l'ausilio di prolunghe sui pedali.

A trecento miglia di distanza, dal suo studio presso l'Istituto ecuadoregno di endocrinologia nella capitale, Guevara segue i suoi particolarissimi pazienti.
"Il protocollo prevede che i pazienti siano periodicamente fotografati o ripresi in video registrando le variazioni di statura nel tempo", spiega. "Ho documentato la loro crescita da quando erano bambini fino ad oggi, è molto importante". Questa forma di nanismo fu identificata per la prima volta 40 anni fa dal Dr. Zvi Laron , studioso israeliano, che ne osservò dodici casi in Israele e in Europa.

Un unico antenato. Incredibile a dirsi, pare che i nani di Laron ecuadoregni abbiano una discendenza comune, i loro antenati sarebbero ebrei fuggiti dal sud della Spagna secoli fa ai tempi dell'Inquisizione. Convertiti da generazioni al cattolicesimo, hanno da tempo dimenticato la discendenza ebraica. Ma i test genetici hanno rivelato che in Israele vive un nano di Laron che è con quasi assoluta certezza un loro lontano cugino. Probabilmente i suoi antenati fuggiti dalla Spagna meridionale si diressero in Europa orientale e quindi nell'attuale Israele.

Norman Apolo, insegnante, alla guida della sua auto modificata per permettergli di raggiungere i pedali

"Uno di loro evidentemente arrivò qui portando con sé la malattia genetica per via delle unioni tra consanguinei", dice Guevara. "In quest'area esiste un alta incidenza di unioni tra consanguinei perché si tratta di zone isolate, la patologia ha avuto quindi opportunità di emergere".

Assieme al fratello Marco, anch'egli medico, il Dr. Guevara studia l'incidenza del cancro tra i familiari dei nani di Laron di statura normale. Marco preleva campioni di saliva per i test genetici. Jaime invece raccoglie anamnesi e dati relativi ai casi di cancro verificatisi nelle famiglie.
Tutti i risultati vengono inviati alla University of Southern California di Los Angeles, per essere analizzati.

La ricerca in California. Ben prima di occuparsi dei nani di Laron ecuadoregni i ricercatori della USC realizzarono su cavie di laboratorio una simulazione della mutazione genetica provocata dalla malattia. Secondo la loro tesi inibendo il recettore dell'ormone della crescita si potrebbe fermare l'avanzata del cancro bloccando il fattore di crescita insulino-simile o IGF-1. Valter Longo, docente presso l'Andrus Gerontology Center, lavora su questo progetto da più di 15 anni.

Longo ha scoperto che i topi in cui viene inibito il recettore dell'ormone della crescita "non solo hanno una longevità superiore del 50% ma registrano anche meno del 50% di episodi di cancro. Se fosse confermato che l'incidenza di neoplasie tra i nani di Laron in Equador è scarsa o nulla avremmo la prova che inibire il recettore della crescita è uno strumento efficace per prevenire il cancro e potremmo sviluppare farmaci, come già stiamo facendo, per mimare queste mutazioni genetiche".

Grazie ai fondi milionari stanziati per la ricerca dai National Institutes of Health, Longo e altri ricercatori sono all'opera per creare un farmaco in grado di replicare la mutazione genetica del nanismo di Laron e arrestare la crescita dei tumori. Il farmaco potrebbe essere sul mercato da qui a dieci anni. I tempi sarebbero stati molto più lunghi se Longo non avesse incontrato Guevara nel 2002 apprendendo dell'esistenza dei nani di Laron ecuadoregni.

Farmaci tra dieci anni. "Gli studi sui Laron potrebbero accelerare la nostra ricerca forse di vent'anni", dice Longo. "Molti dei dati clinici relativi ai topi si rivelano inapplicabili ai soggetti umani. La maggioranza dei farmaci testati su topi non risultano efficaci nella sperimentazione umana. Ma se esiste una popolazione umana che dimostra l'efficacia di questa strategia si è già a buon punto".

In Ecuador, il Dr. Jaime Guevara e i suoi pazienti collaborano con i ricercatori della USC.
"Qui abbiamo un meraviglioso esperimento della natura", dice il Dr. Guevara. "E' una condizione tragica per i pazienti ma una splendida opportunità per noi ricercatori di comprendere cosa accade nel corpo umano quando si abbassa l'IGF-1".

Quanto alla possibilità che grazie a questi studi si giunga ad una cura per il cancro Guevara esprime cautela . "Posso solo dire che tutto questo porterà a conoscere un po' meglio il fenomeno del cancro".

Una cura contro il nanismo. Ma Guevara e i suoi pazienti hanno anche altre aspettative. L'arresto della crescita nei pazienti affetti da sindrome di Laron potrebbe essere evitato con regolari iniezioni di ormone della crescita prima dell'adolescenza. La cura però viene a costare decine di migliaia di dollari, ben oltre le disponibilità economiche della maggioranza della popolazione di un paese in via di sviluppo come l'Ecuador. Le case farmaceutiche hanno promesso farmaci gratuiti ma non sono mai arrivati.

Norman Apolo ribadisce che la ricerca non deve limitarsi ad una possibile cura per il cancro, vuole che i giovani affetti da sindrome di Laron ricevano le cure di cui hanno bisogno.
"Sono disponibile a collaborare se può essere d'aiuto alla ricerca", dice, "Ma non voglio essere usato. Non vogliamo essere usati".

(Copyright ABC News Internet Ventures. Traduzione di Emilia Benghi)

(20 novembre 2008)

Da una notizia buona ad una che raggela il sangue nelle vene di tutti i bibliofili del Mondo (dal Corriere della Sera):
CITAZIONE
Londra Sessant’anni, colto, ha danneggiato 150 preziosi volumi della British Library asportando le pagine con un taglierino
Il milionario ladro di libri antichiIl direttore della biblioteca: «Sapeva quello che faceva, ha distrutto un patrimonio comune». Danni per un milione di sterline
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

LONDRA—Sorrideva e salutava tutti educatamente quando entrava in biblioteca. Alla British Library di Londra e alla Bodleian di Oxford lo conoscevano tutti quello studioso gentile, il signor Farhad Hakimzadeh, nato in Iran ma diventato americano quando era fuggito di fronte alla rivoluzione khomeinista, milionario con la passione per la storia. Per otto anni aveva frequentato i due istituti, consultando centinaia di libri rari, alcuni antichi di quattro secoli. Il suo campo di ricerca era concentrato sui testi e le mappe dei grandi viaggi degli esploratori europei attraverso Mesopotamia, Persia, Cina e l’impero Mogul. Colto, ricco, dedicato agli studi tanto da rubare tempo agli affari. Tanto dedicato da rubare anche le pagine dei libri che consultava in sala lettura, dopo essersi infilato i guanti bianchi per non consumarli. E magari anche per non lasciare le impronte digitali, chissà. Uno alla volta, Hakimzadeh ha mutilato 150 testi, staccando pagine e mappe con un bisturi «con la precisione di un chirurgo», dicono ora.

Per anni non se ne era accorto nessuno, nonostante la sorveglianza dei bibliotecari e le telecamere a circuito chiuso. Fino a quando un altro ricercatore alla British Library ha aperto il prezioso trattato di Sir Thomas Herbert, «A Relation of Some Yeares Travaille, Begunne Anno 1626», e con orrore ha scoperto che mancavano delle pagine. Era il 2006. Sono cominciati i controlli su tutti coloro che di recente avevano richiesto quel volume. Non erano molti. Incrociando i dati con ricognizioni manuali, alla fine gli esperti sono andati a vedere tutti gli 842 libri consultati dallo studioso iraniano: e hanno rilevato che almeno 150 avevano subito un’amputazione. Mancano delle pagine anche da «Historia de la China y Cristiana empresa hecha en ella por la Compagnia de Jesus» di Matteo Ricci, il gesuita italiano che viaggiò attraverso la Cina nel 1582 e vi si stabilì. La prima edizione della sua opera apparve in latino nel 1615; quella della British fu stampata in Spagna nel 1621.

A quel punto la direzione ha scritto una lettera a Mr Hakimzadeh, con rispetto, perché il milionario era pur sempre il presidente della Iran Heritage Foundation, un’associazione culturale senza fine di lucro costituita nel 1995 per promuovere gli studi storici di lingua e cultura persiana. Il ladro rispose per lettera, con la stessa cortesia un po’ distratta, di non avere proprio la minima idea di quello di cui gli si stava chiedendo conto. La British Library chiamò Scotland Yard. Gli agenti della scientifica sono andati a casa Hakimzadeh, in una palazzina lussuosa di Knightsbridge. Hanno cercato e hanno trovato alcune della pagine antiche infilate in libri molto meno pregiati. Il danno bruto ai 150 volumi della British e ad altri 47 della Bodleian è valutato in un milione di sterline, quasi 1.200.000 euro. Ma quello storico è senza prezzo. Dice il dottor Kristian Jensen, direttore della British: «Sono reperti storici deturpati per sempre, sono arrabbiato perché l’autore di questo scempio è un uomo di grande ricchezza personale che sapeva bene quello che stava facendo e sapeva di distruggere un patrimonio comune». Ieri mattina Farhad Hakimzadeh, laureato a Harvard e al Mit, il Massachusetts Institute of Technology, è entrato in tribunale per rispondere di 14 capi d’accusa, dal furto al danneggiamento. Non sorrideva più. Passerà qualche anno in carcere. La British e la Bodleian hanno annunciato di aver avviato anche una causa civile.

Guido Santevecchi
22 novembre 2008

Concludiamo con una notizia di quelle che fanno sorridere e riflettere al tempo stesso, tratta dal Corriere della Sera:
CITAZIONE
La Palin parla, sgozzano un tacchino
Surreale intervista alla governatrice: alle sue spalle viene macellato l'animale. Il video fa il giro del web

senza approfondire ulteriormente la discutibile gag :taptap:
 
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